di Antonio Turri
L’invio di un proiettile, recapitato nei giorni scorsi, con lettera anonima, al sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Latina Giuseppe Miliano, è l’ennesimo atto di prepotenza e di intimidazione che le mafie autoctone del Lazio compiono nei confronti di chi non molla la presa contro i loro traffici illeciti. Già nei mesi passati delle pallottole erano state inviate al Questore ed al capo della squadra mobile di Latina. Questa volta l’intimidazione è rivolta al magistrato che più di ogni altro ha individuato negli affari legati ad alcuni ben noti torbidi settori dell’edilizia e dei rifiuti la chiave di volta di quel complesso mondo criminale che da moltissimi anni punta a controllare un’economia legale nell’apparenza che si espande verso la Capitale.
Il messaggio parla chiaro. Nella busta, oltre al bossolo, il giudice Miliano ha trovato un biglietto con su scritto:”un proiettile costa cinquanta centesimi”, come a dire ad ucciderti non spenderemo molto. Perché proprio il dottor Miliano è entrato nel mirino della malavità organizzata laziale?Non è difficile intuirlo.
I sequestri più importanti di lottizzazioni abusive nelle aree del sud pontino, in città come Fondi, Terracina, e in quell’ex paradiso del Circeo, dominate dai clan dei casalesi,dalle ‘ndrine calabresi,di cosa nostra e dai nuovi boss della quinta mafia autoctona, sono stati effettuati dal giudice Miliano e dagli agenti del Nipaf del Corpo Forestale dello Stato. Molte di queste immense colate di cemento hanno visto riciclare fiumi di denaro sporco proveniente dalle casse delle varie mafie s.p.a. che, sin dagli anni settanta, hanno stabilito il loro quartiere generale in quest’area strategica del litorale laziale risalendo nell’entroterra sino a condizionare in questi ultimi anni il ciclo del cemento sul litorale laziale e a Roma.
Altro settore particolarmente sensibile su cui lavora il dottor Miliano, non sempre supportato in passato da chi doveva, è quello dello smaltimento dei rifiuti. Anche in questa lucrosa attività i riscontri investigativi e giudiziari ci dicono che da anni le mafie d’importazione, quelle locali e i loro referenti politici ed economici sono particolarmente aggressivi. Attualmente risultano indagati o imputati in processi riguardanti, a vario titolo, il ciclo dei rifiuti politici ed imprenditori di livello nazionale che, come sostenuto nelle accuse del dottor Miliano, suffragate dalle indagini della polizia giudiziaria, sarebbero ben lontani dal “mollare l’osso” dei lauti guadagni a discapito delle pubbliche risorse e della salute dei cittadini.
In questa terra dove si sperimentano nuove e più complesse aggregazioni criminali, dove si sono interrate ,smaltite dalla camorra, tonnellate di monete delle vecchie lire al nichel,senza che nessun funzionario della banca d’Italia venisse chiamato in causa; dove si è incapretto nella canonica della sua chiesa Don Cesare Boschin senza che si conducesse una inchiesta degna di questo nome; in questo Bengodi per politici corrotti e collusi con le mafie, si inviano proiettili a questori e magistrati senza alcuna particolare reazione. Tutto ciò suona come un invito agli antichi e nuovi boss di tutte le mafie, comprese quelle di natura politica ad andare avanti tutta .
La direzione la si trova indicata sui cartelli stradali ed è: Roma. Tanto una pallottola per un magistrato o per un commissario di polizia, dal confine con la Campania sino al quartiere Eur di Roma, costa solo cinquanta centesimi.