di Michele Orezzi
Tutta Italia è al corrente dell’entusiasmante carriera scolastica di Renzo Bossi. Le sue (dis-)avventure scolastiche sono riportate in modo certosino da Wikipedia:
“La carriera scolastica di Renzo Bossi è improvvisamente diventata di interesse pubblico quando il padre, in un comizio, denunciò le discriminazioni che “uno dei nostri ragazzi” avrebbe subito da una commissione di maturità, che lo avrebbe bocciato per le sue idee politiche. Solo in seguito fu reso noto che il ragazzo in questione era in realtà suo figlio, respinto dopo aver presentato una tesina su Carlo Cattaneo.
Renzo Bossi riuscirà poi a passare l’ esame di maturità solo nel luglio 2009, a 21 anni, al quarto tentativo, dopo essere stato respinto per tre volte.”
E se vi dicessimo che i problemi erano solo con la scuola nostrana?
Oggi-infatti- è stata fatta una grande scoperta: nelle carte sequestrate all’ex tesoriere della Lega Belsito, il giovane Bossi risulta (pure!) laureato. Laurea breve per “il Trota”, in gestione aziendale nella facoltà di Economia aziendale dell’ Università Kristal di Tirana, consegnata l’8 ottobre 2010. Cosa c’è di strano? La laurea triennale è stata conseguita in un solo anno, per un totale di 29 esami superati (un esame superato-di media- ogni 12 giorni, festività incluse)con risultati brillantissimi in contabilità finanziaria, matematica e statistica.
E’ evidente: il Trota è un diesel. Solo qualche persona in cattiva fede-e con tremendi pregiudizi- può pensare che la laurea possa essere stata comprata… magari da Belsito stesso, magari con i soldi pubblici dei rimborsi elettorali della Lega, magari dopo un brindisi della famiglia Bossi contro qualche migrante, magari proveniente proprio da qualche gommone del Mar Adriatico… Già, quante illazioni: è sicuramente un diesel.
A molti forse non dirà nulla la data del’8 ottobre 2010: però non è una data qualsiasi. In quello stesso giorno in cui “il Trota” riceveva la “sua” laurea, gli studenti di tutta Italia erano in piazza, per la prima data di mobilitazione dell’anno scolastico. Erano in piazza non solo per i tagli del ministro Gelmini: erano in piazza per chiedere un’istruzione pubblica dignitosa, per rivendicare il diritto ad avere un tetto della scuola che non ti cada in testa, per chiedere una scuola un po’ più europea, per chiedere un po’ di più di scuola. Niente spintarelle, niente scorciatoie, niente lauree flash: solo il diritto costituzionale di poter studiare. Banalità in quasi tutta Europa, ma non nel nostro Paese.
E mentre la benzina ha prezzi folli, mentre c’è chi nella propria istruzione è “sicuramente un diesel”, la scuola italia continua ad andare a pedali. L’unica speranza? I propri studenti: quelli veri.