I Tg di giovedì 3 maggio 2012 – La disperazione dei piccoli imprenditori che si suicidano o che, come oggi, sequestrano il personale di una sede Equitalia conquista con facilità l’apertura di tutti i Tg. Oltre alla cronaca, qualcuno approfondisce con riflessioni non scontate; è il caso del Tg 4 che ospita il direttore generale di Equitalia, e del Tg La 7 che precisa come il braccio operativo dell’Agenzia delle Entrate non abbia particolari responsabilità nella riscossione delle imposte con relative multe. In tempi di anti-politica e di anti-fisco ciò significa andare forse contro corrente ma, sicuramente, fare bene il proprio mestiere di giornalista.
A 48 ore dalla chiusura della campagna elettorale per le amministrative molti Tg si ricordano dei loro vari “azionisti di riferimento”, politici nel caso del Tg 1 ( ma anche Tg 2), politico-aziendali nel caso delle testate Mediaset. E così un redivivo Berlusconi parla a iosa della rottura con la Lega – che non sarebbe mai avvenuta – e ritorna sulla sospensione della democrazia incarnata dal governo Monti. Non sappiamo quale efficacia possa avere sul voto di domenica e lunedì il presenzialismo del Pdl, ma certo è un segno di un sistema informativo che “funziona” per lor signori, e “non funziona” per i cittadini. Nel commento abbiamo ascoltato Carlo Verna, Segretario del sindacato dei giornalisti Rai, sul tema della governance del Servizio Pubblico al tempo dei rimproveri provenienti anche dall’Onu.
Per il resto, nuovo momento di esposizione mediatica per l’ex tesoriere della Margherita Lusi, di cui la magistratura ha chiesto l’ arresto che – ci scommettiamo – questa volta sarà concesso dall’Aula del Senato. Di nuovo in spolvero Renzo Bossi, con la sua laurea triennale in economia presa a Tirana in un solo anno – e possiamo immaginare pagata da chi – ma anche Beppe Grillo che, dopo una serata di tregua, torna a declamare dal processo torinese che vede imputati i No-Tav. Doveroso, quanto ampio poi, lo spazio dedicato al malore del senatore a vita Andreotti.
In conclusione segnaliamo un buon approfondimento del Tg 2 sullo “spreco” delle risorse artistiche del nostro Paese: l’unica vera miniera inesauribile ed incomparabile che sembra interessare poco e a pochi.
Lorenzo Coletta
Il Commento di Carlo Verna, Segretario Usigrai
(Intervista di Alberto Baldazzi)
Carlo Verna, in Rai siamo più che altro abituati alle truppe cammellate della politica… Adesso dobbiamo sperare nei caschi blu?
“Sai, tutte le indicazioni che vengono dalla comunità internazionale sono importanti, ma temo non decisive. Penso a quello che ha detto il consiglio d’Europa qualche tempo fa: “I servizi pubblici devono essere indipendenti dai governi di turno”. Ma invece vedo che la questione della riforma della governance della Rai non viene presa – come noi riteniamo si dovrebbe – come il toro per le corna. Vogliono far sì che i consiglieri nominati dai partiti contino meno, vogliono depotenziarli, ma a quel punto a cosa servirebbero? Non varrebbe la pena di cambiare completamente la legge, impostando fonti di nomina diversificate e sottraendo al governo ogni responsabilità?”
Verna, l’uscita di Monti tre sere fa rappresenta un’apertura? Potrebbe comunque, anche con la Gasparri, cambiare qualcosa nella sostanza dei rapporti di potere dentro la Rai?
“Io temo che se non si modifica la Gasparri, nulla cambierà in maniera sostanziale. Si potrà avere un governo aziendale più efficiente, una spartizione minore, ma non un’indipendenza maggiore: l’indipendenza è fulcro essenziale per rendere l’informazione potere di controllo. Se non si risolve questo tipo di problema, ricadiamo sempre sotto il governo di turno. Da questo punto di vista, Monti non può pensare di essere diverso da Berlusconi o Prodi – anche se Berlusconi ha il suo conflitto d’interesse. Resta sempre il punto nodale. che è l’indipendenza da qualunque esecutivo, anche dal governo Monti”.
Potrebbe essere considerata una boutade quella dei curricola con cui alcuni si autocandidano alla direzione/dirigenza della Rai. Ma in realtà, se guardiamo al contesto europeo, e soprattutto alla Gran Bretagna, è la regola: i cittadini sanno chi si candida a dirigere la più importante azienda culturale del Paese…
“Assolutamente: il 7 maggio scade il bando per la Bbc per reclutare il direttore generale. Il punto è che non solo ciascun candidatoo presenti il proprio curriculum, ma anche chi sceglie e come sceglie la persona sulla base del curriculum. Questo è l’altro punto delicato. In Gran Bretagna c’è un sistema che consente una identificazione “pulita” del direttore generale; e lì, a cascata, ci sono bandi per altre figure, come per esempio per il corrispondente dall’estero. È un metodo virtuoso che dovremmo far nostro, naturalmente cominciando dal vertice dell’azienda. E chi ha presentato il curriculum in Italia e vuole una risposta, anche negativa ma una risposta, può presentarlo entro il 7 maggio anche alla Bbc, così da rendere chiara la differenza tra l’Inghilterra europea e l’Italia provinciale, fintanto che non si cambiano le regole”.
Dati Auditel di mercoledì 2 maggio 2012
Tg1 – ore 13:30 3.847.000 22.08% ore 20:00 4.737.000 20.79%.
Tg2 – ore 13:00 2.741.000 17.55% ore 20:30 2.083.000 7.80%.
Tg3 – ore 14:30 1.668.000 10.56% ore 19:00 1.839.000 12.45%.
Tg5 – ore 13:00 3.614.000 22.86% ore 20:00 4.498.000 19.61%.
Studio Aperto – ore 12:25 2.416.000 19.84% ore 18:30 1.064.000 9.04%.
Tg4 – ore 11:30 449.000 7.72% ore 19:00 858.000 5.84%.
Tg La7 – ore 13:30 835.000 4.78% ore 20:00 1.951.000 8.44%.
Fonte: www.tvblog.it