E’ un altro tassello nel difficile lavoro di ricostruzione del pluralismo religioso in Turchia. Mentre il Parlamento prosegue la discussione della riforma costituzionale che dovrebbe portare al pieno riconoscimento dei diritti delle minoranze, includendovi anche quelle sin qui non riconosciute come la chiesa cattolica, è giunta un’altra importante decisione: la Fondazione degli Armeni Protestanti sarà risarcita per i beni confiscati e poi venduti a terzi dalla Stato.
La legge-svolta, voluta da Erdogan, ha previsto la restituzione di 181 immobili confiscati dalla Repubblica Turca ai tempi di Ataturk in favore di tutte le minoranze religiose; armeni, ortodossi, ebrei. Poi, constatato che alcuni immobili erano stati venduti dalla Stato a terzi e quindi non erano restituibili, il governo ha varato una seconda legge nel 2008, rivista nel 2011, che in tali circostanze prevede il pagamento di compensazioni economiche, pari al valore odierno dell’immobile rivendicato.
Ora, per la prima volta, l’ente preposto turco, ha deciso di accettare la richiesta della chiesa protestante armena e di risarcirla. Rimane in discussione l’accordo sull’orfanotrofio di Tuzla, Istanbul. La richiesta di risarcimento è stata presentata ma l’ente governativo sostiene che non è stata fatta nel rispetto di quanto previsto dalla legge.