I suicidi di imprenditori “strozzati” dai debiti e dalle cartelle esattoriali continua inesorabilmente facendo, così, allungare il bollettino di guerra al quale è necessario mettere la parola fine. Qui non voglio dibattere sull’indiretto tam tam nato, inconsapevolmente nei giorni scorsi, tra Piero Sansonetti, che li ha considerati “suicidi eroici” e Marcello Veneziani, invece, che li ha definiti “suicidi tragici”.
Fino ad ora il brutale atto di coraggio di togliersi la vita ha visto come protagonisti solamente uomini che hanno premuto il grilletto, perché disperati, ma decisi a togliersi la vita. Azioni tremende con le quali, però, i protagonisti hanno cagionato un danno soprattutto a se stessi e solo indirettamente ai propri familiari.
Il sequestro, invece, realizzato dall’imprenditore Luigi Martinelli a Romano di Lombardia che la scorsa settimana ha fatto irruzione nei locali dell’Agenzia delle entrate armato con un fucile a pompa, due pistole e un coltello sequestrando per parecchie ore un impiegato ha rappresentato, invece, la prima azione di offesa perpetrata nei confronti di terzi. Si tratta, ovviamente, di un gesto che non può essere condiviso, la violenza non deve rappresentare la soluzione ai problemi, ma il pericolo che possa avvenire un salto di qualità di ogni manifestazione di disagio credo, purtroppo, possa nascondersi dietro l’angolo. Negli anni ’70 il disagio, prima, e la protesta poi sfociarono nella lotta armata. Non è il caso di allarmarsi, certo, ma sicuramente è meglio non minimizzare.
L’azione di recupero crediti dell’Agenzia Equitalia è legittima, anche se spesso accompagnata da un’umanità assente e leggi che dovrebbero quanto meno essere ridiscusse. Ci potrebbe aiutare a valorizzare questa tesi quanto accaduto a Napoli alla signora Maria Amato, che si è vista notificare una cartella esattoriale con la quale l’agenzia le richiedeva il pagamento di due rate non pagate della Tarsu risalenti all’anno 2009. La signora risiede nella circoscrizione di Chiaiano, dove si trova la discarica, e quindi ha diritto allo sgravio del 50% previsto dalla legge ma al suo indirizzo non è mai giunto il buono inviatole dal Comune con il quale avrebbe potuto avvalersi di tale beneficio.
La signora, dunque, con tanta pazienza e buona volontà è riuscita a farsi rilasciare la cedola dagli uffici comunali, perché era in regola con i precedenti pagamenti, e a portarla allo sportello di Equitalia dove ha scoperto di dover pagare comunque un’ammenda di 16 euro perché, gli hanno riferito gli impiegati, “ha consegnato il buono oltre il sessantesimo giorno l’avvenuta notifica di richiesta di pagamento”. La direzione dell’agenzia e la politica devono riflettere anche su queste piccole iniquità, non può incorrere in sanzioni chi ha rispettato la legge. La Politica e i dirigenti di Equitalia devono interrogarsi anche su questo.