Era un intellettuale coltissimo, duro e mai incline ai compromessi. Un caratteraccio? Sì un brutto carattere per ruffiani e voltagabbana del pensiero. Il necrologio buonista non lo permetterebbe nemmeno a chi circa mezzo secolo fa è nato nello stesso pianerottolo della stessa casa, Ferrara… città che in fondo non lo ha mai troppo amato, e che ormai insieme raggiungevamo solo per motivi familiar-sportivi.
Giornalista, scrittore, attore, musicista, organizzatore di eventi, i suoi reading teatrali all’Itc di San Lazzaro resteranno esemplari della sua capacità di narrare gli anni 70, crudo e impietoso con la sua stessa storia, sempre alla sinistra della sinistra e mai rinnegata.
D’Altri Tempi si chiama la sua ultima bella prova letteraria, una raccolta di racconti, pubblicata da Alegre, piccolo editore, che Stefano si era scelto dopo aver rotto con Tropea, perché così gli dissero, i racconti non vanno più. Il buon Tropea se ne è pentito. Per Radio Tre aveva da poco registrato quattro puntate di mezz’ora sullo scrittore argentino Osvaldo Soriano, andranno in onda postume, ma pur sempre alla modica cifra di 130 euro lordi, a puntata s’intende, perché la cultura non ha prezzo e Stefano lo aveva imparato bene sulla sua pelle. Bologna tra una settimana gli avrebbe voluto consegnare il Nettuno d’Oro. Ovviamente la notizia non l’ho saputa da lui e quando pochi giorni fa gliel’ho fatto notare mi ha risposto ironico: “i premi sono come le emorroidi, prima o poi arrivano a tutti”.
Troppo presto, Stefano, troppo presto.