Troppo facile citare Almodovar e dire che questo calcio, il “nostro” calcio e’ ben oltre l’orlo di una crisi di nervi. Oggi Delio Rossi ha chiesto ripetutamente scusa per aver letteralmente preso a botte, durante Fiorentina-Novara, il suo giocatore, il serbo Ljajic, un
ragazzino di 20 anni che aveva provocatoriamente applaudito l’allenatore mentre tornava in panchina sostituito da un altro compagno. E’ sembrato davvero pentito per il suo gesto l’ormai ex
allenatore dei viola, a cui e’ stata sempre riconosciuta la serieta’,
la misura e la capacita’ di dialogo sia coi suoi giocatori che coi
dirigenti.
“Sono per la cultura dell’esempio”, ha voluto infatti
sottolineare oggi Delio Rossi, che pero’ ha chiesto rispetto per se’,
per il suo lavoro e per la sua famiglia. Sta qui, probabilmente, la
chiave che spiega la violenta, incredibile reazione del tecnico al
gesto e alle parole (che non conosciamo) rivoltegli dal campioncino
serbo. Rossi ha pagato con l’esonero,con la squalifica per tre mesi e
con la probabile denuncia dei familiari del giocatore quei momenti di
follia, ma soprattutto diventando l’indimenticabile protagonista di un
video addirittura registrato da piu’ angolature e che ha subito fatto
il giro del mondo, spopolando sul web.
Una pessima clip per questo povero calcio italiano senza misura, ricco di campioni, ma
indebitatissimo, ko in Europa a livello di club, ma sempre in prima
pagina per risse verbali e non solo. Un calcio malato, non solo per i
suoi conti in rosso, ma anche per il virus delle scommesse (a giorni le
decisioni-bomba della magistratura sportiva); un calcio sempre piu’
spesso condizionato dai perversi rapporti tra societa’ e gli ultras,
che si e’ venduto l’anima (e le regole) in cambio dei tantissimi
denari delle tv, e che non ha alcun rispetto per i veri tifosi,
costretti a disertare stadi sempre piu’ fatiscenti, scomodi e
pericolosi.
E di quelli che vanno in campo, fra gli attori di questa “sacra”
rappresentazione, alla fine c’e’ uno solo che paga, un solo capro
espiatorio delle (mutevoli) voglie dei Presidenti e dei malumori del
pubblico: l’allenatore. Basti questo dato: quest’anno in serie A sono
stati 19 gli esoneri.
Alcune squadre (Genoa,Cagliari,Inter) hanno cambiato addirittura
tre volte l’uomo in panchina. Una “giostra”
che,francamente, ricorda piu’ i tornei medievali che uno sport (?) del
21esimo secolo. Questo non significa,certamente, assolvere Delio
Rossi, che da esempio di calcio moderato non e’ certo diventato un
mostro, ma spiega come l’accumularsi di tensioni
-societarie, mediatiche e del tifo- porti a un’esplosione di violenza
come quella registrata al “Franchi” di Firenze.
Oggi Delio Rossi ha chiesto scusa a tutti (anche al giocatore) e ha
accettato la squalifica e l’esonero: una decisione stavolta
comprensibile e giustificata da parte di una societa’ -la Fiorentina-
da tempo seriamente impegnata a diffondere (e difendere) messaggi e
iniziative per un calcio diverso, meno isterico e meno violento.
Ecco, se un risvolto positivo si puo’ trovare in questo brutto episodio,
l’onesta’ con cui il “signor Rossi” oggi ci ha messo la faccia, ha
chiesto scusa e -in qualche modo- ha lanciato un segnale d’allarme
sulle tensioni crescenti nel calcio italiano, ma anche sulla
possibilita’ di renderlo ancora normale. Chi sbaglia non puo’ non
pagare.