Dopo Calciopoli oggi “scommessopoli”.
E’ il sintomo di una patologia

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Lo “tsunami” che si e’ abbattuto all’alba sul calcio, lambendo persino la Nazionale, non può – e non deve – essere considerato qualcosa che riguarda solo quel mondo e i suoi attori: giocatori, allenatori, dirigenti e tifosi. Dopo Calciopoli oggi “scommessopoli” e’ il sintomo di un contagio, di una patologia piu’ estesa che infetta la societa’ civile, di un degrado morale frutto – soprattutto negli ultimi 20anni – della caduta di quei valori che devono ispirare il nostro vivere quotidiano, la nostra democrazia. Se il potere e’ nelle mani di chi e’ più ricco e se tutti i mezzi sono leciti per conservare quel potere perché stupirsi se anche tanti agiati professionisti del pallone si lasciano corrompere per qualche decina di migliaia di euro o -peggio- girano la testa dall’altra parte o fingono di non vedere/sentire loschi traffici e oscene proposte di combine? E se poi il Procuratore della repubblica di Cremona lamenta che chi deve vigilare sul rispetto delle regole e garantire la punizione dei colpevoli, cioé magistratura e investigatori, non e’ messo in condizione di farlo per carenza di uomini e mezzi (manca a volte persino chi possa fare le fotocopie in Procura!) non siamo forse di fronte a un’altra “pagina nera” della realtà italiana, che vede la giustizia e le forze di Polizia indebolite dai tagli indiscriminati ai loro bilanci decisi dai Governi berlusconiani? Insomma questo nuovo (vorremmo dire ultimo, ma chissa’) capitolo di “Scommessopoli” mentre rischia di spegnere quel po’ di tifo sano e onesto, quella passione genuina che ancora anima -nonostante tutto- tanti tifosi può invece provocare un salutare choc anafilattico in un mondo spesso dorato e autoreferenziale, ma nel quale -come ha voluto sottolineare lo stesso magistrato- non e’ tutto marcio. Insieme a chi ha tradito i tifosi (basti pensare agli arresti delle “bandiere” dell’Atalanta e della Lazio, cioé Doni e Mauri), ci sono -per fortuna- gli esempi positivi di Farina e Pisacane, i due giovani calciatori che hanno rifiutato e denunciato tentativi di corruzione. E c’e’ anche un commissario tecnico della Nazionale, Prandelli, col suo “codice etico” da rispettare per chi vuole indossare la maglia azzurra; una Nazionale -la sua- che e’ scesa in campo a fianco di chi lotta contro la mafia e martedì prossimo,a Parma testimonierà il suo “no” alla violenza contro le donne. Sono tentativi generosi e pieni di significato di disegnare un calcio diverso da quello corrotto e famelico che ci raccontano inchieste come quella di Cremona. E insieme al dolore,all’amarezza e alla rabbia nel vedere un pallone che rotola un’altra volta nel fango c’e comunque la convinzione/speranza che la nostra pur malmessa democrazia sia ancora in grado di trovare i rimedi e gli anticorpi necessari: per ridare fiducia a tutti quelli che credono che un calcio pulito sia ancora possibile e a tutti quelli che ancora non credono che sia il denaro l’unica benzina nel motore del successo, nella vita e nello sport che ne e’ lo specchio fedele.


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