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Crisi europea: next stop, Lisbona

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di Valerio Refat
Il Portogallo è la vittima designata del contagio greco. Nelle capitali europee, accanto agli allarmi sull’imminente addio di Atene alla moneta unica, si moltiplicano le voci di un piano di emergenza messo a punto da Bce, Fmi e Commissione Europea per proteggere l’economia lusitana dal terremoto che si prepara ad investire il Vecchio Continente.

Con un Pil in caduta del 3,2 per cento nell’anno in corso, un tasso di disoccupazione che a febbraio si è attestato al 14,9 per cento e uno spread costantemente sopra i 1100 punti base, appare sempre più vicina la possibilità che Lisbona, sia costretta a ricorrere già nelle prossime settimane ad una seconda tranche di aiuti internazionali. Ma se i numeri dell’economia confermano che la linea del rigore, imposta da Bruxelles e abbracciata senza batter ciglio dal governo di centrodestra di Pedro Passos Coelho, non ha prodotto finora risultati tangibili, ulteriori misure di austerità finirebbero per far collassare un tessuto sociale già duramente provato.

Un anno fa la troika formata da Bce, Fmi e Commissione Ue ha messo sul piatto un prestito da 78 miliardi di euro, chiedendo in cambio a Lisbona l’aumento della pressione fiscale, la libertà di licenziamento nel settore pubblico, la riduzione dei salari e delle pensioni, tagli alla spesa sociale, l’aumento dell’orario di lavoro, un deciso incremento dell’Iva e un’ondata di privatizzazioni selvagge. Il memorandum, sottoscritto poche settimane prima che esplodesse la crisi dell’Eurozona, prevede che il Paese sia in grado di rientrare sul mercato del debito tra un anno. Ma lo spettro di Atene che bussa alle porte e l’aggravamento della situazione europea stanno costringendo i tecnici di Eurolandia a rivedere i piani.
Per accelerare sul piano della competitività, nei giorni scorsi il governo portoghese ha raggiunto un accordo con il Vaticano per abolire fino al 2018 le festività religiose del Corpus Christi e di Ognissanti. Contemporaneamente sono state soppresse la festa dell’Indipendenza e quella della Repubblica.

Nel settore dei trasporti, l’istituzione di pedaggi autostradali in alcune delle arterie più sensibili del Paese, prime fra tutte quelle di collegamento con la Spagna, ha causato proteste e blocchi stradali nelle regioni settentrionali. Mentre una nuova ondata di scioperi dei controllori di volo, la terza da aprile, ha mandato in tilt il traffico aereo, arrecando ingenti perdite alla compagnia di bandiera.

E la crisi colpisce anche il mondo del calcio. Sedici giocatori dell’Uniao Leiria, la squadra allenata da José Mourinho nel 2001-02, hanno rescisso il contratto prima della fine del campionato per mancato pagamento degli stipendi. A corto di uomini e mezzi, la compagine si è ritirata dalla Superliga portoghese a campionato ancora in corso.


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