La prima volta che il Pubblico Ministero dott. Barba incontrò i nostri avvocati, si premurò di far sapere che era studioso ed esperto in materia di comunicazione. Ce ne ha fornito ampia prova oggi. Il giorno prima dell’inizio delle operazioni peritali disposte dalla Corte d’Assise di Roma, 22 maggio scorso avvisa tutti che ha depositato documenti afferenti ad alcuni accessi al pronto soccorso di Stefano, avvenuti negli anni 2003 e 2004. I famosi “documenti nuovi” che parlano di temi già trattati nel corso del processo dalle difese di alcuni degli imputati e poi abbandonati, tant’è vero che nessuno aveva chiesto la loro acquisizione. Documentazione che peraltro in buona parte era detenuta dal Pertini, i cui medici sono tra gli imputati del processo!
Stefano era caduto dalle scale. Aveva pertanto subito un “politrauma” per il quale venne sottoposto ad accertamenti radiografici su tutto il corpo.
L’attenzione del dott. Barba va subito al rx della colonna vertebrale. La lastra non ha referto. Strano. Ma il pronto soccorso lo riporta. “Dai primi accertamenti, e relativamente a quanto visibile a causa delle pessime condizioni tecniche, non si rilevano sicure immagini riferibili a lesioni osteotraumatiche di data recente.”
Ciò che piace tantissimo è l’ultima parte ” …..omissis….non si rilevano sicure immagini riferibili a lesioni di data recente”. Questa sola verrà offerta alla stampa o comunque da essa verrà riportata proprio il giorno dell’inizio delle operazioni peritali per le quali tutti ci trovavamo a Milano.
L’entusiasmo del PM è grande: se il referto parla solo di lesioni di data recente, allora vuol dire però che vi sono lesioni vecchie! Allora aveva ragione la Procura! Ossigeno per i suoi consulenti in palese difficoltà…
Partono i lanci delle agenzie! Ai giornalisti viene discretamente segnalato che nei documenti sanitari “nuovi” c’è pure il numero di cellulare della madre di Stefano. Come dire che pure la famiglia lo sapeva ed ha taciuto.
Ma il povero PM non si accorge che quella frase che tanto gli piace non vuol dire ciò che gli piacerebbe dicesse, ma l’esatto contrario!
Non si accorge che quella frase, pure incompleta, è la medesima usata in tutta la diagnostica radiografica di quelli ed altri ricoveri per tutte le altre ossa del ” povero ” scheletro di Stefano.
Uguale per cranio, uguale per bacino, uguale per polsi, uguale per torace ecc.ecc.
Ma non si accorge nemmeno che quella medesima frase da referto negativo è abbondantemente riportata uguale anche in tutta la documentazione sanitaria già prodotta in giudizio e sulla quale nessuno dei consulenti, in questi anni, mai aveva avuto la fantasia di interpretare in quel modo.
Che dire allora?
Che il processo Cucchi è anche questo.