Il 13 maggio Cagliari è stata invasa da una manifestazione per la pace e la non violenza. L’occasione: il cinquantesimo anniversario della prima marcia per la pace, promossa a Cagliari nel 1962 da Aldo Capitini, fondatore del movimento non violento in Italia. Capitini aveva insegnato all’università di Cagliari dal 1956 al 1963. La manifestazione indetta da un comitato promotore formato da diverse associazioni, ha visto l’adesione di oltre ottanta tra enti locali, gruppi, comitati. Una marcia colorata, senza bandiere di partito, molto allegra con l’obiettivo di realizzare un sogno: “Fare della Sardegna un ponte di pace nel Mediterraneo”.
Un obiettivo importante e impegnativo, che passa attraverso “la chiusura delle basi e dei poligoni del Salto di Quirra, di Teulada, di Capo Frasca, finora utilizzati per la sperimentazione di armi di offesa e le esercitazioni alla guerra; la bonifica delle aree inquinate, la restituzione dei terreni alle popolazioni, la riconversione delle servitù militari in attività produttive, degli edifici militari in sedi delle associazioni come base per attività di cooperazione e volontariato, da utilizzare come sedi di formazione ed esercitazione alla protezione civile e ai Corpi civili di pace, di scambi culturali ed economici con l’Area del Mediterraneo, di ricerca e cooperazione per lo sviluppo dei territori più svantaggiati dell’Africa del nord e della fascia sub-sahariana”. A testimoniare l’impegno, non solo formale, delle istituzioni è stata la presenza alla marcia del sindaco di Cagliari Massimo Zedda e della presidente della provincia Angela Quaquero, tra gli altri.
La marcia ha attraversato tutta la città con varie soste che hanno permesso di ricordare le vittime del bombardamento di Cagliari del 13 maggio del 1943, al cimitero di San Michele, i morti nelle carceri (Viale Buoncammino), di sostenere l’opposizione alla guerra (piazza Yenne), la libertà dei popoli (piazza della costituzione), il rispetto dei diritti umani (piazza Garibaldi). La conclusione in piazza Giovanni XXIII con diversi interventi di rappresentanti di tutte le religioni e anche degli atei, di migranti, pacifisti e non violenti, oltre al segretario della Fnsi, Franco Siddi.
Ad aprire la manifestazione uno striscione che ricordava la frase di Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza, “restiamo umani”. La giornata costellata di eventi culturali – rappresentazioni teatrali, letture di testi – si è conclusa con una tavola rotonda sulla non violenza e i diritti umani al Parco di Monte Claro.
Una giornata intera dedicata alla pace anche per chiedere la liberazione di Rossella Urru, la volontaria sarda impegnata con un progetto di cooperazione in Algeria, nei campi dove sono rifugiati i sahrawi, e sequestrata insieme a due spagnoli lo scorso ottobre.