Il 15 aprile di un anno fa veniva ucciso Vittorio Arrigoni. Attivista, pacifista, giornalista. Profondo conoscitore della questione palestinese. Una voce libera, un testimone di una realtà complessa, quella di Gaza. Vogliamo ricordarlo attraverso uno degli ultimi articoli scritti da Roberto Morrione per Libera Informazione.
In allegato le interrogazioni al Senato di VITA, AMATI, DI GIOVAN PAOLO, MARITATI, NEROZZI, RUSCONI, SOLIANI e alla Camera di CODURELLI, GIULIETTI, CUPERLO, POLLASTRINI, CONCIA e ZAMPA (e gli appuntamenti di questi giorni dedicati a Vik.) “Alla Camera e al Senato – scrive Vincenzo Vita – abbiamo chiesto al Governo – attraverso lo strumento dell’interrogazione parlamentare – di fare piena luce sui fatti che hanno portato dapprima al rapimento e poi all’uccisione di Vittorio Arrigoni. Non abbiamo ancora ricevuto risposta da parte dei Ministri competenti. Ci auguriamo che in queste ore, ad un anno ormai dalla tragica vicenda che ha colpito la famiglia Arrigoni, qualcuno dia un segno.”
Un 25 aprile nel nome di Vik
di Roberto Morrione*
Nel giorno di Pasqua Vittorio Arrigoni sarà salutato per l’ultima volta a Bulciago, il paese in provincia di Lecco da cui era partito per la sua missione di pace a Gaza e di cui è sindaco la madre Egidia Beretta. Il rimpianto che Vik lascia in tutti coloro che credono alla pace e alla libertà dei popoli è profondo, anche per il proditorio, barbaro, per molti aspetti oscuro e inspiegabile agguato della fanatica frangia islamica che ha voluto la sua morte.
Quest’anno il 25 aprile, Festa della liberazione dal nazismo e dalla dittatura fascista, cade a ridosso della festività pasquale e ci sono Amministrazioni che hanno voluto legare questo storico giorno di speranza, la fine dell’incubo della guerra e la riscossa di popolo da cui sono nate la Repubblica e la Costituzione, al ricordo di Vittorio Arrigoni, questo straordinario pacifista che ha dedicato la sua vita, fino all’estremo sacrificio, alla causa del popolo palestinese, chiuso nel lager della Striscia di Gaza, privo di quel diritto alla libertà e all’indipendenza che è lo stesso valore-base del nostro 25 Aprile.
Fra queste Amministrazioni c’è quella di Sasso Marconi, territorio indelebilmente segnato dalle centinaia di civili massacrati per rappresaglia nel ‘44 dalle SS naziste e dal sacrificio di giovani partigiani che combatterono nei boschi e sulle montagne dell’Appennino tosco-emiliano. L’Amministrazione di Sasso Marconi da anni ha istituito un premio per la comunicazione, dedicato a Enzo Biagi, che ne fu il primo ispiratore e nel 2009 una delle sezioni più significative, quella per il Sud del mondo, vide prescelto all’unanimità dalla giuria proprio Vittorio Arrigoni, per le sue straordinarie cronache dei 22 giorni di invasione israeliana. Unico giornalista occidentale all’interno di Gaza, sbarrata dagli israeliani alla testimonianza di inviati, televisioni e fotoreporter,
Vik descrisse con lealtà e chiarezza per “Il Manifesto” e sul suo blog, che fece subito il giro del mondo, il dramma di una guerra che colpì soprattutto la popolazione civile, con un impressionante bilancio di morti e feriti, distruzioni senza fine di impianti industriali e civili, uso da parte israeliana di devastanti ordigni bellici proibiti dalle convenzioni internazionali. Ogni suo pezzo si concludeva con un messaggio, “restiamo umani”, che era insieme una denuncia disperata e la riaffermazione di un essenziale valore civile di fronte alla disumanità della guerra. Il 25 Aprile a Sasso Marconi, si consoliderà dunque il filo che lega ogni battaglia per la libertà dei popoli e per i diritti dell’uomo, perché in ogni parte del mondo c’è una sola resistenza all’oppressione, alla violenza intimidatrice, al tentativo di imporre con la forza delle armi interessi che colpiscono la dignità dell’uomo. Per questa Resistenza, da lui impostata alla non-violenza e all’aiuto umanitario verso un popolo che soffre da anni e che chiede solo il diritto di esistere. Vittorio Arrigoni è morto a Gaza, come i civili massacrati nel ’44 sul Monte Sole, come un partigiano caduto nei boschi dell’Appennino per combattere la dittatura fascista e cercare la via di una nuova Italia. Sarà per questo giusto e bello, a Sasso Marconi, ricordarli insieme, in un giorno di festa e di speranza, ma anche di dolore e di rimpianto.
http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=14563