di Nadia Redoglia
Oggi Flores d’Arcais nel suo editoriale c’invita a uscire dal gorgo (“il Fatto quotidiano”). Ne spiega bene il significato. Per quanto riguarda la possibile via d’uscita confida in quel “brodo di coltura” concentrato nelle genti di buona volontà. Sono coloro che da sempre pensando, agendo e lavorando per sé, formano volutamente il bene comune perché quel “sé” è il “sé” d’ognuno di noi, ciascuno per la propria parte. E’ il “sé” che unisce costituendo gli “altri” di cui noi, dalla loro prospettiva, facciamo parte e così chiudendo il cerchio che definisce il “tutti noi”. E’ concetto filosofico, ma prima ancora antropologico culturale.
La vogliamo fare spiccia? E facciamola. Partiamo dal monito del capo dello Stato: “Estirpare il marcio, ma non demonizziamo i partiti”…
a)Da poiché i partiti, oggi a nostra disposizione, sono intrugli glutammati di “umani” che da sempre (ad maiora/malora) direttamente e/o indirettamente impastano e amalgamano tutti gli altri ingredienti “umani” (pubblici e privati) disposti, con tornaconto, a impinguare il gran bollito.
b)Siccome non passa giorno senza che gli uni e/o gli altri si rivelano ingredienti per brodi di giuggiole per sé e brodaglie rancide, marce, tossiche per gli altri.
Ebbene, Presidente, levare il marcio da ‘sto brodo non basta perché è proprio il brodo stesso che ormai è andato. Toccherebbe ricominciare daccapo e, a detta di d’Arcais ma non solo, di sani ingredienti ce ne stanno (ancora).