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Il Venerdì di passione di Panayotis Triantafyllou

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Quello di Panayotis Triantafyllou non è un nome di primo piano nella gerarchia della chiesa ortodossa cipriota. E’ solo il titolare di una parrocchia di Nicosia. Mercoledì sera, mentre rientrava in patria dalla Grecia, la polizia lo ha fermato, perquisito, arrestato. Perchè è stato trovato in possesso di tre chilogrammi di droga, marijuana, che portava in patria da Atene. Le autorità inquirenti hanno disposto che rimanga otto giorni in cella, e indagano sui traffici del religioso.

La notizia non poteva passare inosservata, il narcotraffico internazionale non è certo una cosa da poco, per tuti, ma per un prete forse un pochino di più… E così, proprio in occasione del Venerdì Santo, la chiesa ha emesso un comunicato di sdegno e orrore, ma dal quale non traspare piena sorpresa. La chiesa cipriota infatti sostiene che le lamentele nei confronti del parroco erano numerose, e che stava proprio per mettersi al lavoro su di lui, per capire se qualcosa non andasse con quel parroco.

E’ sempre così, dirà qualcuno, le lamentele ci sono sempre, ma non bastano mai per scoprire qualcosa per tempo… Non è una bella storia, ritrovarsi con un prete che traffica stupefacenti a poche ore dall’inizio dei riti più importanti di tutto l’anno liturgico, i riti pasquali.
Per la chiesa cipriota, che si sente Cipro e che in un certo senso lo è, visto che il padre della patria è il vescovo Makarios, il colpo è più grave di quel che appare: è una “botta” anche politica.


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