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“Il ministro Fornero chiarisca le ragioni della chiusura del sito www.dplmodena.it”

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Non si placa l’ondata di proteste per il provvedimento di chiusura del sito di informazione pubblica della Direzione Territoriale del Lavoro di Modena  www.dplmodena.it decisa la settimana scorsa dal Ministero del Lavoro. Su questa vicenda abbiamo chiesto un parere a Guido Scorza (nella foto), presidente dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione, uno dei primi a denunciare questo episodio.

Dottor Scorza, che cos’è? Una tempesta in un bicchier d’acqua? Un caso nato tra le uova di Pasqua e le libagioni di questi giorni di festa? Le ultime dichiarazioni della ministra Fornero sembrano risolvere in chiave, come dire, bonaria ed un po’ materna la vicenda del sito del ministero del Lavoro di Modena, oscurato da una dirigente nazionale perché scriveva e spiegava troppo. Cosa ne pensa? “Non conosco esattamente il contesto in cui si colloca la vicenda. Mi limito ad analizzare i fatti, e mi sembra che i fatti raccontino quantomeno di un gesto ispirato da una particolare e difficilmente accettabile leggerezza nel chiedere l’oscuramento di un sito di informazione di pubblico interesse. Quindi, che sia un provvedimento legittimo o illegittimo, i fatti raccontano la circostanza in cui si è trovato il Segretario Generale del Ministero del Lavoro che, posto di fronte ad un “problema” – una fonte di informazione  istituzionale seguita, da  quanto si apprende,  da un milione di utenti internet – ha ritenuto che la risposta più semplice, più immediata, forse perfino più naturale, fosse ordinare l’oscuramento del sito. Questo è certamente un fatto che lascia perplessi”.

Possiamo, senza essere necessariamente malevoli, ipotizzare che il nervosismo che ha caratterizzato il comportamento, le pubbliche posizioni ed anche i ripensamenti del Ministero del welfare siano “rimbalzati” nella struttura interna dell’organizzazione, e quindi nella burocrazia, denotando una forte tensione intorno alla vicenda del pacchetto lavoro e, in particolare, dell’Art.18? “Tutto ciò è naturalmente possibile. Questo rientra nelle dinamiche che possono influenzare, anche se non dovrebbero, l’area della pubblica amministrazione. “Io non sapevo” sono le parole che la Fornero pronuncia a distanza di qualche giorno dalla diffusione della notizia on-line. Sono parole sintomatiche perché rivelano che qualcosa nell’organizzazione che gestisce la comunicazione e l’informazione nel ministero del Lavoro non ha, almeno in questa specifica vicenda, affatto funzionato. C’è voluto un minuto per comunicare al gestore del sito un ordine di cessazione dell’attività del sito stesso, mentre è da cinque giorni che il Ministro, a quanto riferisce, sta lavorando alla ricerca disperata di maggiori chiarimenti da parte del suo dirigente che ha disposto la chiusura del sito. Qualcosa non è andato nel verso giusto, ed il Ministro farebbe bene a cercare di accelerare – per quanto possibile – le indagini e le verifiche interne, onde chiarire all’opinione pubblica tutta cosa è davvero accaduto e per quale ragione il vertice di un ministero si sia sentito nel dovere e nel diritto di chiudere un sito internet di informazione pubblica”.

Per concludere: lei è un grande esperto ed estimatore della rete: vogliamo dire due parole su questo avvenimento che, sull’altra faccia della medaglia, presenta grandi potenzialità? In un Paese che ha difficoltà a comunicare, dove le strutture statali e anche quelle periferiche, rendono in genere i cittadini muti e sordi di fronte alle novità legislative, si trova un sito capace,  immagino con investimenti e costi  gestionali assai limitati, di comunicare con milioni di persone. Anche questa è internet… “Anche questa è internet, e forse è la faccia  buona e bella della medaglia. Lo dico non solo perché questa vicenda ha portato alla luce un’esperienza senz’altro positiva, per cui oggi il Ministro dice che, se tutto andrà per il verso giusto, potrebbe anche venire adottata come esempio a su cui fondare l’informazione pubblica, ma anche – e soprattutto – perché la denuncia di questo episodio, nata sulla rete, è riuscita a rimbalzare sui media tradizionali, è giunta fino in Parlamento ed ha imposto al Ministro –lei stessa dice di aver appreso della cosa dalla rete – una presa di posizione. Significa che ci stiamo finalmente avvicinando ad un travaso, ad una convergenza tra l’informazione che viene dal basso e quella gestita in modo professionale dai giornalisti, dal mondo della politica e dalle istituzioni”.


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