Si potrebbe sintetizzare oltre un Decennio politico-catodico nella sua escursione scenografica, nell’ampio spettro delle sue telesuppellettili. In altre parole: nei poli opposti dell’oggettistica di più di due lustri di Porta a Porta: dall’allettante scrivania in ciliegio con vista “Contratto con gli italiani”, simbiotica all’efficientistica accoppiata cartina-pennarello per comode opere pubbliche su carta, all’enorme 18 (in polistirolo?) rosso di mercoledì 21 marzo. Un cambio di scena epocale: il massimo della fiction per il prima imminente e poi imperante Premier Papi rimpiazzato dal crudo iperrealismo numerico incombente sulla testa di Bersani. Alle prese con l‘irruzione nel salotto di Vespa della realtà (in formato operai a rischio, precari esasperati, giornalisti non compiacenti), in tempo reale col disvelarsi amaro dell’effetto Fornero. Il segretario se l’è cavata. Ma ai suoi tempi, grazie alla confortevole attrezzistica umana e non, Silvio doveva sudare meno.
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