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L’Italia delle stragi mafiose, Dell’Utri e la probabile prescrizione

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Ancora una volta sulla vicenda che si lega alla discussa sentenza della Corte di Cassazione sul processo Dell’Utri la classe politica e pezzi della magistratura (nel caso particolare, la Corte di Appello di Palermo) hanno negato che i giudici di Palermo e di Caltanissetta che da due anni indagano sull’omicidio di Paolo Borsellino e sulle stragi del ’92-93 a Roma, Firenze e Milano potessero acquisire gli atti del processo in corso contro Dell’Utri.
Ormai è chiaro per chi, come chi scrive, segue quotidianamente la politica italiana, che non soltanto la classe politica italiana in particolare il centro-destra oggi al potere ma anche pezzi dell’attuale opposizione cercano di evitare che il connubio in atto dall’unità nazionale tra mafia e politica diventi un dato di fatto acquisito dalla grande maggioranza degli italiani.
Poiché sono stato (durante la direzione dell’Unità di Concita De Gregorio, l’editorialista  che ha scritto per primo che le trattative tra mafia e Stato sono storicamente provate) mi sembra di dover  ribadire che l’opposizione della corte di Appello di Palermo contro l’acquisizione degli atti sui rapporti sulla ‘ndrangheta e l’uomo di fiducia del cavaliere di Arcore, è  risultato  un atto decisivo nella lotta contro l’uomo che ebbe un ruolo decisivo nell’affermazione del populismo autoritario di Berlusconi  nel nostro paese.
Ora è probabile che il progetto di arrivare alla prescrizione possa realizzarsi, approfittando da un parte della grande lentezza che caratterizza i processi in Italia e che nessun governo – da almeno trent’anni a questa parte – ha preso veramente a cuore e, dall’altra, della difficoltà estrema di utilizzare tutte le carte giudiziarie  accumulatesi negli anni contro l’imputato Marcello Dell’Utri possano essere utilizzate nel processo in corso, conducano alla prescrizione del 2014 e, quindi, alla fine di una storia che pure, negli anni scorsi, ha messo in luce il progetto piuttosto  complesso che ha presieduto agli anni decisivi.Quel progetto di nascita di una nuova repubblica politico-mafiosa  che ha caratterizzato la strategia terroristica dei Corleonesi e delle grandi stragi mafiose contro Falcone e Borsellino.
Stando così le cose,  la prescrizione è destinata a  realizzarsi- dopo l’uscita di Silvio Berlusconi dalla ribalta di vertice (anche se si tratta di un’uscita provvisoria fino a quando qualcuno non sarà in grado di sostituirlo al posto di leader  del PDL e questo – a quanto pare – non è ancora avvenuto) e questo significa, con tutta evidenza, che un aspetto importante della vicenda politica italiana che si colloca nel momento della crisi giudiziaria del 1992 e della sostituzione di una classe politica precipitata nella corruzione non potrà chiarirsi almeno per via giudiziaria.
In un paese come l’Italia in cui persiste ancora il segreto di Stato ( e non appare all’orizzonte, almeno in tempi brevi, che possa essere abolito) c’è da scommettere che gli storici non siano in grado, per molto tempo,  di colmare le incertezze che ancora sussistono e che dunque quella pagina resti bianca proprio sui rapporti tra mafia e politica in quel momento decisivo per il ricambio della classe politica tra l’inizio e la seconda parte degli anni novanta.
Staremo a vedere. Resta il fatto che siamo ancora molto lontani da una campagna politica e giornalistica degna di questo nome per affrontare la questione morale nella repubblica.
Ho sentito stamane in televisione l’onorevole Fini invocare il bando dei candidati condannati per corruzione nelle prossime elezioni regionali e nelle politiche successive ma, pur essendo d’accordo e non da oggi,mi sembra che le speranze che la cosa si realizzi siano per ora assai scarse.Ormai i giornali anche di centro-sinistra sentono che le elezioni sono vicine ed escludono chi può dare fastidio.
Malgrado la prova negativa che classe politica e mezzi di informazione hanno dato, nei tempi recenti,si serrano i giochi. E allora Dell’Utri può essere prescritto,chi non si schiera apertamente deve essere escluso,e allora gli imputati e i condannati se sono amici non si possono discriminare. Potrebbero tornare utili assai prima che si possa prevedere.
Pessimismo di chi scrive o solo realismo in questa crisi della repubblica. Prometto per la seconda ipotesi.


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