BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Genova per noi

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E’ una nuova primavera quella che ci chiama  e ci impegna a Genova: la giornata della memoria e dell’impegno contro la Mafia di questo 2012 è diventata uno snodo importante… Intanto il mondo degli affari si scopre sempre più invaso dalle mafie e dalla criminalità mettendo a serio rischio l’economia legale; mentre, contraddittoriamente, con la sentenza della Cassazione su Dell’Utri, si prende a picconate proprio quel reato di  “concorso esterno in associazione mafiosa” voluto da Falcone e Borsellino per contrastare i legami tra mafia e politica,  tra cosa nostra ed il mondo dell’economia.

Tutto ciò accade in  fasi politiche che vedono emergere contrapposizioni proprio sulle questioni più delicate,  come, appunto, la nuova legge sulla corruzione,  il conflitto di interessi tra informazione e politica, il rapporto tra territorio e sviluppo economico. E’ nuovamente in gioco, in questi mesi,  una coesione sociale che si cominciava ad intravedere dopo gli anni del berlusconismo; la scomposizione sociale ha ridato fiato ad interessi particolari invece che a sforzi collettivi ed il localismo esasperato si è visto riemergere  in opposti fronti,  dai forconi siciliani alla Val di Susa. Mentre la bandiera della giustizia sociale, delle riforme, dei diritti individuali, dei beni comuni, si vede sospinta su un lato della scena di questo 2012,  portando con sé, in una sorta di “ripiegamento” imposto, il tema fondamentale della legalità. Che invece è e resta il tema centrale di questo paese, insieme alla giustizia, al lavoro, al bisogno di certezze sul futuro di una intera generazione.

Per questo Genova 2012 è importante, direi fondamentale. Per riportare al centro della questione italiana la legalità; così come il diritto delle vittime della mafia a vedere ed ottenere finalmente giustizia. Uniti con loro per ridare fiato alla richiesta di scelte pulite e rivolte agli interessi sociali, nei comportamenti individuali e collettivi, nella politica come nell’economia.
Per riaprire poi gli armadi della vergogna, fare luce sulle stragi del 1992, in particolare di Via D’Amelio a Palermo, su quella “trattativa” che era stata tacciata come inesistente e fantasiosa e che ora si sta scoprendo come la vera ragione della morte di Borsellino e della sua scorta. Uno dei periodi più bui della storia italiana di quegli anni cruciali per il nostro paese.
Per questo la newsletter di questa settimana non può che guardare a Genova ed alla straordinaria mobilitazione di persone e coscienze che avverrà il prossimo 17 marzo. Che per l’informazione, nostra ed italiana in generale,  segna anche un passaggio importante verso il futuro: perché, come abbiamo documentato ampiamente (ma non ci stanchiamo di ripeterlo),  mentre la penetrazione mafiosa, più o meno coperta da finta normalità, aumenta soprattutto nel Nord Italia, i titoli di giornali e telegiornali, le inchieste su questi temi della legalità, sono diminuiti drasticamente, riaffacciandosi  solo in occasione di operazioni di polizia, sequestri clamorosi, arresti eccellenti.
Non sono questi però i fastidi per le mafie: loro vogliono il silenzio sugli affari. Sui meccanismi  economici delle loro penetrazioni in affari, appalti e banche; sulle famiglie delle cosche con nomi e ramificazioni, sulle loro ditte che patteggiano e spartiscono gli affari con quelle “pulite”.
Il nostro compito è invece illuminare questi affari, questi gruppi malavitosi, quegli appalti: denunciare corruzione ed infiltrazioni con inchieste e approfondimenti. E continuare ad illuminare e far emergere tutte le opinioni sul reato di “concorso esterno in associazione mafiosa” affinché,  magari più  e meglio articolato o strutturato,  venga  applicato e riconosciuto come fondamentale nelle lotte alle mafie.

Anche per questo Libera Informazione sarà a Genova,  anche per questo  terremo il nostro incontro seminario con giornalisti e giovani, anche per questo non ci stancheremo mai di chiedere di tenere i riflettori accesi e di dare notizie,  notizie,  notizie.
Come disse Paolo Borsellino, alla vigilia della sua tragica scomparsa,  rivolta a noi tutti: ”parlatene,  parlatene,  parlatene”.


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