Il primo marzo per il terzo anno consecutivo su tutto il territorio nazionale si tengono iniziative di sensibilizzazione e di lotta per il riconoscimento dei diritti degli immigrati… e contro il razzismo istituzionale e la precarietà. Da Bolzano ad Alcamo una lunga lista di appuntamenti per lanciare con un’unica voce l’appello che parte da alcuni punti cardine…
Appello per una mobilitazione nazionale contro il razzismo istituzionale e la precarietà Il primo marzo del 2010 e 2011 in decine di città italiane lavoratori migranti e italiani hanno scioperato assieme contro il razzismo istituzionale della legge Bossi-Fini, mentre in decine di piazze si sono avuti presidi, cortei e iniziative. Lo hanno fatto autonomamente, trovando il supporto di tanti lavoratori e lavoratrici e di tante RSU. Migliaia di persone hanno manifestato con i migranti, mostrando che anche nella crisi si può lottare insieme per i diritti di tutti. La data del primo marzo è diventata così un punto di riferimento importante: anche quest’anno vogliamo che sia un giorno di mobilitazione e sperimentazione di nuove forme di lotta. Questo è ancora più importante dopo i pogrom di Rom come quello di Torino e l’uccisione a Firenze di Samb Modou e Diop Mor. Un omicidio razzista che ha visto una grande reazione il 17 dicembre, guidata da migliaia di migranti scesi in strada a Firenze. E’ ora di fare chiarezza e dire che il razzismo non è solo un fenomeno culturale, ma si appoggia su leggi e provvedimenti amministrativi che considerano i migranti come braccia da sfruttare o nemici da combattere. È così nel contratto di soggiorno per lavoro e nella presenza dei CIE (ex-CPT). E’ stato così nella sanatoria truffa del 2009 e nella logica dei flussi. E’ stato così nella creazione dell’emergenza profughi dopo le rivoluzioni in Nord Africa e nel mancato riconoscimento di fatto del diritto d’asilo. È così per i figli dei migranti che, compiuti 18 anni, devono sottostare alle impossibili regole di un permesso di soggiorno per studio, o diventare subito braccia da sfruttare con un permesso per lavoro. E’ così nel principio di un permesso di soggiorno “a punti” e nella tassa sul permesso di soggiorno, che vorrebbe scaricare sul salario dei migranti il costo di queste politiche. I migranti pagano le tasse e i costi della crisi come tutti gli altri lavoratori e lavoratrici e la nuova tassa andrà a sommarsi a tutto questo, a quanto già oggi costa rinnovare il permesso e ai 30 euro che si devono inspiegabilmente pagare alle Poste. Se non si punta a cambiare radicalmente questo stato di cose che produce gerarchie e clandestinità, denunciare il razzismo diventa un gesto ipocrita. La condizione migrante non è separata da quella di tutti gli altri, ma con la sua specificità mostra tendenze e dinamiche che ci coinvolgono tutti, in particolare sul terreno del lavoro. D’altro canto la condizione dei migranti è diversa da quella di tutti gli altri, perché solo per i migranti la precarietà e la crisi economica possono portare alla detenzione amministrativa e mette a rischio il permesso di soggiorno. Fuori da ogni retorica della solidarietà, quindi, riconosciamo che la clandestinità politica dei migranti e il razzismo istituzionale hanno reso tutti più insicuri. Per questo vogliamo scendere nuovamente in piazza assieme e allargare la mobilitazione contro una precarietà sempre più diffusa. Le lotte portate avanti dai migranti in questi anni hanno insegnato che non ci possono essere miglioramenti reali senza il protagonismo diretto. Lo sciopero del Primo Marzo ha ricordato a tutti la possibilità di scioperare non solo per rivendicazioni di categoria e di natura economica ma anche per questioni generali e di principio e che la difesa del posto di lavoro può unire laddove le leggi e la precarietà dividono. Nella crisi economica e di fronte a leggi che producono razzismo e divisioni, vogliamo rilanciare un movimento che porti a cambiare questo stato di cose. Per questo lanciamo una mobilitazione diffusa su tutto il territorio, con iniziative articolate in base alle diverse possibilità e capacità, che non si esaurisca nella data del primo marzo, nello spirito della Carta dei Migranti approvata a Gorée (Senegal) e sulla base di alcuni principi condivisi:
• Per l’abrogazione della legge Bossi-Fini, la cancellazione del contratto di soggiorno per lavoro e la chiusura di tutti i CIE in Italia e in Europa; • Per la cittadinanza immediata ai bambini nati in Italia; • No al permesso a punti e a nuove tasse sul rinnovo del permesso di soggiorno; • Per una regolarizzazione generale di chi non ha un permesso di soggiorno, senza truffe e senza produrre altre gerarchie, per il riconoscimento di fatto del diritto d’asilo senza ritardi, lungaggini e discrezionalità; • Contro la precarietà, e per un welfare non basato sullo sfruttamento e l’esclusione di alcuni; • Per costruire insieme uno sciopero di tipo nuovo ancora più grande, capace di unire e cambiare questo stato di cose.