Il razzismo è una questione di prospettiva. Se ci mettiamo troppo in alto la realtà che osserviamo appare più piccola. E noi più grandi, più alti, migliori.
E così può succedere che qualcuno possa affermare che “noi” le abbiamo dato la maglia azzurra, “noi l’abbiamo accolta” e che “lei sputa nel piatto in cui mangia”. Paola Egonu è nata a Cittadella ed è italiana. La maglia azzurra l’ha conquistata perché è una straordinaria campionessa, forse la miglior giocatrice al mondo di pallavolo, e anche lei è “noi”. Occorre cambiare prospettiva, appunto.
E’ come se Roberto Baggio dovesse essere grato a “noi” che amiamo il calcio e non “noi” grati a lui per la poesia che è stato in grado di regalarci. Purtroppo Baggio non ha avuto la possibilità di donarci un Mondiale. Maledetto quel pallone scagliato oltre la traversa a Los Angeles, nel ’94.
Paola Egonu il Mondiale invece lo ha conquistato nel 2015, e non aveva ancora 18 anni. E non ha conquistato solo quello.
Qual è la colpa di Paola Egonu? Quella di averci messo di fronte ad una realtà che vogliamo negare. E’ una realtà banale, triste, ingiusta ma è una realtà: il colore della pelle per molti, troppi italiani fa “differenza”. Non basta un accento veneto che testimoni l’appartenenza culturale, sociale, umana alla nostra comunità. Non basta che lei sia cresciuta qui, lontana dalla terra natìa dei suoi genitori, la Nigeria. Non basta che del suo paese coltivi ricordi, storie e chissà che altro ancora, ma che è qui, tra noi che è cresciuta, è diventata donna, è diventata campionessa. Ci sarà sempre qualcuno che le chiederà se è italiana, che vorrà una conferma di qualcosa che non riesce ad accettare sino in fondo. Sì, Paola è italiana.
“ E’ italiana, ma…”; “non sono razzista, ma…” Questo è il punto. E se chi ha provato su di sé cosa significhi quel “ma” ce lo dice, cerca di farci capire un disagio, allora “sputa nel piatto in cui mangia”. C’è persino chi le ha rimproverato di essere ricca. Quasi che aver guadagnato con lo sport gli ingaggi che meritano i migliori fosse ragione sufficiente per fare spallucce nei confronti di chi non vuole accettare che non ci sono differenze tra esseri umani, meno che mai per il colore della pelle.
La verità è che sentirsi rimproverare di esserci posti troppo in alto rispetto alla realtà che osserviamo, anziché farci scendere più in basso, ci fa irritare. Tipica reazione di chi è scoperto in fallo e non ha l’umiltà di ammetterlo.
Gli italiani sono tutti razzisti? Per fortuna no. La Egonu non l’ha mai detto. Ma in Italia esiste un razzismo diffuso. Basta entrare in uno stadio per capirlo. Molto meglio sarebbe conoscere le storie di tanti ragazzi, nati qui ma afrodiscendenti, che fanno i conti con questa realtà ogni giorno. Già, troppa fatica.
Paola dà voce anche a loro. E non solo sul palco dell’Ariston a Sanremo.
Il giorno in cui il colore della pelle conterà quanto quello degli occhi, cioè nulla, ce l’avremo fatta a capirlo. E allora ci basterà osservare che Paola Egonu è una grande atleta e che è bravissima anche su un palcoscenico.
In fondo, pensateci, è facile. Basta essere umani.