“Noi non chiediamo altro che venga riconosciuta la verità, e crediamo sia indispensabile ottenerla. È un nostro diritto. Per noi e le generazioni future”. Forse basterebbe questa frase pronunciata da Giuliana Busto, presidente dell’Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto di Casale Monferrato (AFEVA) al termine dell’incontro “Aver cura del vero”, promosso da Articolo 21 al Premio Roberto Morrione e titolo dell’omonimo libro curato da Monica Andolfatto, Laura Nota e Roberto Reale, per comprendere a fondo ciò che i cittadini chiedono a noi giornalisti.
Con Giuliana Busto, sul palco, Nicola Pondrano, sindacalista, ex-presidente del Fondo Nazionale Vittime Amianto non ha usato mezzi termini: “Abbiamo dovuto scoperchiare questa storia sapendo che sarebbe stata un’impresa difficilissima. Ma ci siamo detti che tra il nostro posto di lavoro e la salute era più importante la seconda. Stava già morendo troppa gente nella nostra città”.
Ad entrambi, in rappresentanza della comunità di Casale Monferrato abbiamo consegnato la targa simbolo della tessera onoraria per il ventennale di Articolo 21, con il presidente della FNSI, Beppe Giulietti e il portavoce di Articolo 21 del Piemonte, Gian Mario Gillio come “un ringraziamento simbolico ma profondamente sincero per l’impegno profuso per la ricerca della verità e della giustizia per le vittime dell’amianto”.
Una lotta che è iniziata più di 50 anni fa e che non è ancora finita. E’ ancora in corso alla Corte d’Assise di Novara, infatti, il dibattimento del processo Eternit Bis per la morte di 392 cittadini e cittadine casalesi di cui si attende la sentenza nel 2023. Sul banco degli imputati, ancora una volta Stephan Schmidheiny, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, dopo che la Corte di Cassazione di Torino prescrisse, il 19 dicembre del 2014, il reato di “disastro innominato”, causa di oltre 3500 morti dell’Eternit di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli, come aveva raccontato proprio Santo Della Volpe su queste pagine.
“A Casale Monferrato sanno bene cosa vuol dire aver cura del vero: proprio un collega con una passione civile straordinaria come Santo della Volpe, colui che mi ha preceduto, mi ha fatto conoscere questa comunità e comprendere il valore del loro impegno da cui tutti abbiamo da imparare”, ha ribadito il presidente Beppe Giulietti.
Un gesto simbolico ma necessario, quindi, in nome di coloro che respirando la fibra killer prodotta nella più grande fabbrica di cemento-amianto d’Europa, che aveva sede fino al 1989 proprio nella splendida capitale del Monferrato, sono morti in migliaia. Una pandemia silenziosa ancora in corso, che ci riguarda tutti e di cui Casale Monferrato, oggi la città più bonificata dall’amianto d’Italia e d’Europa, è stata l’epicentro drammatico.
Ma se nella capitale monferrina l’amianto è stato quasi del tutto bonificato e là dove c’era Eternit c’è il parco Eternot ed è stato costruito un asilo a poca distanza, ancora troppi ignorano come il micidiale tumore che colpisce a decenni di distanza dall’inspirazione delle fibre killer, provocando con le altre cosiddette “malattie asbesto-correlate”, la morte di almeno 10 persone al giorno, in tutta Italia, 100 mila nella sola Europa, ogni anno.
Una comunità che, ancora oggi, chiede al sistema dell’informazione nazionale di non dimenticare coloro che soffrono e che chiedono giustizia. Ma di continuare a raccontare a documentare le loro lotte per un mondo sostenibile.
Richieste più che legittime e che non riguardano solo il passato. Specie se pensiamo che nei mesi scorsi a precise richieste di accesso alle informazioni né il ministero dell’Istruzione che il ministero della Transizione ecologica hanno saputo quantificare il numero di scuole pubbliche frequentate da bambine e bambini, ragazze e ragazzi in tutta Italia, ancora contaminate e da bonificare. Eppure sono passati trent’anni dalla legge 257 che ha messo al bando l’amianto nel nostro Paese.
Una battaglia che resta attualissima, quindi, solo pensando al popolo inquinato dei Siti di Interesse Nazionale, ben 42 nel nostro Paese. Dove il conflitto tra lavoro e salute è ancora in corso o addirittura è alimentato dallo stesso Stato Italiano, come a Taranto, su cui si è pronunciata anche la Corte per i Diritti Umani con più sentenze di condanna.
Da qui l’impegno di Articolo 21 per non lasciare sola, ancora una volta, la comunità di Casale Monferrato. “Saremo presenti e a disposizione dell’Associazione Familiari e Vittime dell’amianto di Casale Monferrato nei prossimi mesi, a maggior ragione nell’attesa della sentenza del processo Eternit Bis”, ha assicurato il presidente Beppe Giulietti.
Ed è certo: ci saremo.
Foto: A.Marcantonio – F.Tisa /