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40 anni fa la mafia uccideva Pio La Torre

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1982-1992-2022, tre date a cavallo di due secoli per ricordare il quarantesimo anniversario degli assassini politico-mafiosi della seconda guerra di mafia, tra i quali quello di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, l’approvazione della legge Rognoni- La Torre con la quale per la prima volta, dopo 122 anni dall’Unità d’Italia, viene introdotto nel Codice Penale il reato di Associazione di stampo mafioso, la confisca ai mafiosi dei beni proventi di reato consentendo, a un piccolo gruppo di giovani magistrati di nuova cultura giuridica, l’istruzione dello storico Maxiprocesso.

Nel 1992, subito dopo l’approvazione in Cassazione delle condanne comminate in quel processo, quale vendetta della mafia, sono fatte le tragiche stragi contro Falcone e Borsellino. A esse segue, grazie alla reazione dello Stato e della società, la sconfitta storica della mafia di quarant’anni fa.

Il 1992 è anche l’anno dell’avvio del processo “mani pulite” che svela il ruolo della corruzione nel sistema di potere politico italiano e la fine della cosiddetta Prima Repubblica.

Il 2022, dopo due anni di pandemia da Covid 19, che ha sconvolto vita economica e relazioni sociali, registra in Europa anche una pericolosa guerra di aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina che minaccia di estendersi e degenerare. Dopo la guerra fredda è ripetutamente minacciato l’uso di “bombe atomiche tattiche” che potrebbero distruggere la vita umana sul pianeta.

In questo quadro di tensioni in evoluzione si terranno le relative ricorrenze. Quella concernente Pio La Torre e Rosario Di Salvo culminerà nella celebrazione del trenta Aprile nel Cortile Maqueda del Palazzo Reale , sede dell’Ars della quale Pio fu deputato. La celebrazione è stata preceduta da tante iniziative organizzate dal Centro studi La Torre: – nelle scuole italiane col Progetto educativo antimafia annuale, seguito da oltre centomila studenti delle secondarie di secondo grado, delle Università e delle Case circondariali; – con la partecipazione alla manifestazione unitaria per la pace a Comiso a quarant’anni da quella storica con Pio La Torre; – col convegno internazionale, in collaborazione con l’Università di Palermo, su “quarant’anni di legislazione antimafia, dalla legge Rognoni-La Torre a oggi”; – con il lavaggio della lapide, sul luogo dell’assassinio in via Li Muli, da parte delle scuole palermitane che l’hanno adottata; – dalla pulitura, fatta dagli studenti della Casa Circondariale, della targa del Centro didattico dell’Ucciardone intitolata a La Torre che vi fu recluso, negli anni cinquanta, diciasette mesi prima di essere assolto per aver guidato una manifestazione di contadini per la terra.

Il trenta Aprile, dopo i saluti dei familiari e quelli istituzionali, sindacali e politici, la relazione sarà svolta dalla rappresentanza studentesca (del Nord, del Centro, del Sud) che simbolicamente raccoglierà il testimone generazionale dell’antimafia contro le nuove mafie. Queste, come ci insegna la storia, approfittano di ogni crisi sociale, economica, politica per penetrare nel tessuto della società e della politica. Rendere consapevoli le giovani generazioni della capacità camaleontica delle mafie nuove a livello nazionale e internazionale di minacciare la legalità, lo sviluppo e la democrazia, è il compito prioritario di tutte le forze democratiche.

L’impegno concreto antimafia della politica e delle istituzioni, come ci insegnano i Pio La Torre della storia, presuppone la scissione di ogni rapporto di indifferenza, di collusione tra politica, mafia e corruzione. Questo sarà possibile se gli strumenti di prevenzione antimafia saranno rafforzati e resi celeri, non alleggeriti; se all’internazionalizzazione delle mafie seguirà l’internazionalizzazione delle norme di contrasto antimafia a cominciare dalla confisca dei beni mafiosi all’estero e al potenziamento della Procura antimafia europea; se i beni confiscati ai mafiosi saranno restituiti rapidamente all’uso sociale e produttivo e reinvestiti nel potenziamento tecnico dei comuni, delle forze dell’ordine e della giustizia. Tutto ciò presuppone che l’antimafia sia prioritaria nell’agenda politica dei governi e della politica e non evocata solo nelle ricorrenze.

Antimafia significa, come ci insegnano le sue vittime innocenti, lotta per un nuovo modello di sviluppo secondo giustizia sociale, rispetto dei diritti umani, legalità, democrazia e pace condizioni fondamentali per la libertà dei singoli e dei popoli.


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