Tina Anselmi una donna senza macchia e senza paura

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Abbiamo pensato di ritornare con la nostra rubrica “Dalla parte di Lei” di giugno e di luglio sulla figura di Tina Anselmi, riproponendo alle nostre lettrici e ai nostri lettori i due articoli rispettivamente del 28 giugno e del 26 luglio 2021.

Viviamo un periodo storico politico molto difficile e complesso. Nel mondo, in Europa e in Italia spira un vento di destra. Alcuni episodi recenti ne sono esempi allarmanti: l’aggressione squadrista di un deputato dentro l’aula di Montecitorio a pochi giorni dalla commemorazione dell’assassinio di Giacomo Matteotti da parte di un commando fascista; un’inquietante video che mostra come viene “istruita” la gioventù di Fratelli d’Italia; il governo, per la prima volta presidente una donna, evoca con le sue riforme istituzionali il grande disegno di cancellare la nostra Costituzione, “superata e lisa” come la ebbe a definire Licio Gelli (Corriere della Sera 5 ottobre 1980). Un anno prima che venissero scoperti e sequestrati degli elenchi della Loggia massonica segreta P2 appunto: 962 nomi di uomini che facevano parte di un potere occulto e criminale dentro il cuore delle istituzioni. Tina Anselmi definirà quel progetto una metastasi che tende a colpire le istituzioni democratiche, la libertà e la sovranità dei cittadini. Questo lo scopo di “riscrivere la storia” e/o di elaborare un’altra cultura, della Repubblica italiana, andando a minare la Costituzione antifascista nata dalla Resistenza.

Un lavoro meticoloso quello condotto da Tina Anselmi come Presidente della Commissione d’inchiesta per la Loggia P2: parole chiare che ne sveleranno il carattere eversivo compromesso anche in tutte le stragi di quegli anni.

L’appuntamento di questo mese della nostra rubrica “Dalla parte di Lei” è dedicato ad una figura importante della politica italiana della prima Repubblica, Tina Anselmi. Una donna schiva, abituata ad agire lontano dai riflettori e dalle tribune televisive, eppure una donna che è stata al centro di un momento cruciale, destinato a segnare un punto di non ritorno nella politica del nostro paese. Quarant’anni fa, nel 1981, la prima Presidente donna della Camera dei Deputati, Nilde Jotti, affidava ad un’altra donna, deputata di lungo corso e già ministro del lavoro prima e della sanità poi, la presidenza della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2. Un gesto sicuramente di rottura, di cui solo ora, a distanza di quarant’anni, riusciamo a comprendere l’alto valore simbolico per la nostra Repubblica e per le donne tutte.

Nel ripercorrere la biografia politica di Tina Anselmi abbiamo deliberatamente scelto di partire da questo incarico di Presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2. Alla sua vicenda biografica e agli anni della sua formazione dedicheremo spazio nel nostro prossimo appuntamento.

 

Tina Anselmi una donna senza macchia e senza paura

Presidente della commissione d’inchiesta sulla Loggia P2 1981/1984

di Mariangela Gritta Grainer

Alla fine della stesura del testo che segue mi sono chiesta: tutto il lavoro di quegli anni che cosa ci dice oggi? Una domanda che con Tina ci siamo rivolte nell’estate del 1997 nella sua casa a Castelfranco dove mi aveva invitata per parlare della Commissione d’inchiesta governativa: cinque componenti, presieduta dall’esimio prof. Ettore Gallo e di cui Tina Anselmi faceva parte. Riguardava il caso Somalia e l’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin tre anni prima a Mogadiscio. Voleva rispondere a quella domanda dopo tredici anni dalla fine della Commissione d’inchiesta sulla P2. Parlammo di come le vicende della nostra Repubblica avessero vissuto ancora fatti tragici che presentavano gli stessi grovigli di responsabilità, gli stessi o simili degli anni precedenti: Capaci Via D’Amelio altri delitti come quello di Mogadiscio, tangentopoli la fine della prima Repubblica, la discesa in campo di Silvio Berlusconi (nella lista P2 n. 625) e il nuovo ventennio. E allora abbiamo convenuto che la politica doveva riprendere a progettare il futuro del Paese che stava vivendo un momento molto difficile.

Anche ora: la pandemia non è ancora sconfitta. La crisi politica economica e sociale è aspra; pericolose vicende come l’ombra di una nuova Loggia segreta e non solo minacciano le Istituzioni della Repubblica e scuotono anche la Magistratura. Si è aperta una riflessione attorno agli anni del terrorismo e delle stragi che hanno insanguinato il nostro paese da subito dopo la liberazione dal nazifascismo e la nascita della Repubblica. Forse è il momento di uno “scatto” per impegnare tutte le nostre energie individuare e costruire un percorso nuovo.

17 marzo 1981 quarant’anni fa: è martedì la magistratura di Milano, su disposizione dei magistrati Giuliano Turone e Gherardo Colombo con una squadra della Guardia di Finanza al comando di Francesco Carluccio, scopre gli elenchi della Loggia massonica segreta P2 di Licio Gelli: 962 nomi di uomini che fanno parte di un potere occulto e criminale dentro il cuore delle istituzioni. E altri plichi segreti.

Tina Anselmi è onorevole della Camera dei Deputati dal 1968, prima donna ministro nella legislatura 1976/1979.

Nilde Iotti, una delle 21 madri della Costituente, è la prima donna Presidente della Camera dei Deputati eletta nel 1979; sarà riconfermata fino al 1992, inizio della fine della prima Repubblica.

Sandro Pertini è Presidente della Repubblica dal 1978 (rimarrà fino al1985; dopo di lui Francesco Cossiga fino al 1992).

Tre persone decisive perché le Istituzioni della Repubblica agiscano in fretta, con lucidità per dare risposte al Paese che rimane attonito a quelle notizie. Saranno riusciti a farlo per intero? Domanda ancora aperta.

20 maggio 1981 si conoscono i nomi dei 962 piduisti, perquisita la residenza e gli uffici di Licio Gelli a Castiglion Fibocci in provincia di Arezzo. L’ indirizzo è trovato su un’agendina di Michele Sindona. Licio Gelli è uomo legato alle organizzazioni internazionali nazifasciste; fu volontario franchista in Spagna e membro della Repubblica di Salò. Arnaldo Forlani, presidente del Consiglio, si dimette il 26 maggio (sarà eletto Giovanni Spadolini, il primo Presidente del Consiglio non DC). È la resa di fronte all’emersione di un centro di potere occulto dentro e fuori lo Stato, contro lo Stato.

31 maggio 1981 “Belzebù e Belfagor” è il titolo dell’Avanti a firma Bettino Craxi. Indica Gelli come Belfagor, non dice chi può essere Belzebù ma fa uscire una foto inedita di Gelli con Giulio Andreotti (relativa all’insediamento di Domingo Peron alla Presidenza della Repubblica a Buenos Aires 1973). Va ricordato che un anno prima, 5 ottobre 1980, Licio Gelli intervistato per il Corriere della Sera da Maurizio Costanzo – n. 626 della lista P2, indicherà Andreotti Presidente della Repubblica e Craxi Presidente del Consiglio per il grande disegno di cancellare la nostra Costituzione, “superata e lisa”. Andreotti non diventerà presidente della Repubblica (ma sarà sette volte Presidente del Consiglio dal 1974 al 1992); Craxi diventerà Presidente del Consiglio il 4 ottobre 1983.

Scrive Tina Anselmi a proposito dell’intervista di Gelli nella relazione finale consegnata alla presidenza di Camera e Senato il 12 luglio 1984: “..una iniziativa invero sorprendente per un uomo che si era sempre mosso nella riservatezza più assoluta e che in essa aveva trovato una delle armi più efficaci. L’intervista di Gelli, letta attraverso l’ostentata sicurezza delle dichiarazioni, sembra in realtà un messaggio che il capo della Loggia P2 invia all’esterno come all’interno dell’organizzazione”.

U

n modo forse per sfiorare la questione Belzebù/Andreotti di cui Tina non parlerà direttamente mai, non essendoci certezza! L’intervista di Gelli avviene a metà strada tra la tragedia di Ustica il 27 giugno, la strage di Bologna 2 agosto 1980 e la perquisizione a casa sua il 17 marzo 1981.

23 settembre 1981 Nilde Iotti chiama Tina Anselmi a presiedere la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2. Sandro Pertini con convinzione la condivide e sostiene. Un vero colpo di genio: una donna del PCI che propone Presidente una donna della DC e che donna!

Tina Anselmi la scelta più forte stante la sua storia personale e politica. È stata Staffetta partigiana, nome di battaglia Gabriella come l’arcangelo Gabriele, diceva. Una donna delle Istituzioni che si identificano, prima ancora che nei princìpi scritti e nelle perfettibili costruzioni normative, negli uomini (e nelle donne ndr) che in esse vivono ed operano e che ad esse danno concreto valore ed efficacia. (è un passo delle conclusioni della relazione dei lavori della commissione: sembra scritto per lei!)

Nella lista ci sono tre ministri in carica, il segretario del PSDI, una ventina di generali e ammiragli delle tre armi, alcuni generali dei carabinieri e della guardia di finanza, prefetti, parlamentari, diplomatici, giornalisti come Roberto Gervaso e Maurizio Costanzo ma anche Mino Pecorelli assassinato da mani ancora sconosciute il 20 marzo 1979; ci sono banchieri e anche magistrati a partire dal Vicepresidente del CSM Ugo Ziletti subentrato a Vittorio Bachelet assassinato il 12.2.1980 a Roma per mano brigatista. Il 6 gennaio dello stesso anno a Palermo , viene assassinato Piersanti Mattarella, Presidente della regione siciliana. Nel 1982 saranno assassinati Pio La Torre il 30 aprile deputato e segretario del PCI siciliano; il generale Alberto dalla Chiesa (con la moglie Emanuela Setti Carraro) 3 settembre: sono i primi delitti degli anni ’80 scanditi dall’intreccio mafia politica servizi deviati e piduisti, come si saprà per certo dopo anni. Gli anni ’70 sono quelli delle stragi fasciste e delle brigate rosse culminate con il sequestro dell’On. Aldo Moro il 16 marzo 1978 (giorno in cui era previsto il voto di fiducia al governo che avrebbe visto il PCI nella maggioranza per la prima volta) e il massacro degli uomini della sua scorta: Raffaele Iozzino Oreste Leonardi Domenico Ricci Giulio Rivera Francesco Zizzi. Dopo 55 giorni, il 9 maggio, Aldo Moro viene ucciso dalle Brigate Rosse: il cadavere fatto ritrovare in Via Gaetani equidistante da Piazza del Gesù (sede DC) e da Botteghe Oscure (sede PCI): una ferita che non si è mai rimarginata, un colpo mortale alla parte migliore della classe dirigente.

Tutti i vertici dei servizi segreti negli anni delle stragi, delle B.R. e anche del sequestro e assassinio dell’on. Aldo Moro sono in quella lista così come esponenti dei partiti di governo.

Non si poteva più aspettare e Tina Anselmi è “una donna senza macchia e senza paura” che aveva già intuito molte cose.

Gherardo Colombo: lo ritroveremo nel pool di mani pulite: un’altra storia …ma non troppo.

Francesco Carluccio era impegnato fin dal 1974 in importanti indagini sul crack dell’impero di Michele Sindona che (“Conosceva” Andreotti), legato alla mafia; e su Sindona come mandante dell’assassinio di Giorgio Ambrosoli l’11 luglio 1979 …sul finto rapimento dello stesso Sindona, un mese dopo le elezioni politiche del 1979. Racconterà della segretezza della missione e di aver trovato anche nomi relativi al comando della Guardia di finanza e altro: …Nel corso del servizio era stata aperta una grossa valigia posta vicino alla scrivania di Gelli. Conteneva varia documentazione e varie buste sigillate… . Erano intestate in relazione al loro contenuto (per esempio: “Patto tra … e …”, “Accordo …”, “Gruppo …”). … su alcune buste lessi riferimenti al Gruppo Rizzoli, a Tassan Din (direttore della Rizzoli), a Rizzoli/Calvi, … insomma il gotha dell’informazione in Italia e non solo (…)”

Roberto Calvi sarà trovato impiccato sotto il ponte dei frati Neri del Tamigi a Londra il 17 giugno 1982. Michele Sindona nel super carcere di Voghera muore avvelenato, con cianuro nel caffè, nel 1986.

Tina Anselmi dunque diventa Presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia massonica segreta guidata da Licio Gelli il “Gran Maestro” a partire dal 1970 (così la ricostruzione meticolosa della commissione), quando ancora non si sa esattamente del carattere eversivo: al centro dei principali scandali della storia italiana degli ultimi trent’anni comprese le stragi e i delitti, lo scandalo del Banco Ambrosiano, passando per il tentato golpe Borghese, le bombe del terrorismo nero le Brigate rosse il sequestro Moro …

Tina esordirà con queste parole nella prima riunione della commissione:

Ho sempre usato una certa prudenza nell’usare il telefono.

Mi auguro che gli organi che devono tutelare la segretezza dei nostri lavori siano in grado di tutelare che il nostro telefono, i telefoni di cui la commissione farà uso, non siano sottoposti a controlli illeciti. …

Sono convinta che i fatti debbono essere accertati verso tutti, nessuno deve rimanere escluso.
Anzi direi che chi ha una funzione pubblica di rappresentanza del Paese, deve meno di ogni altro esser lasciato in ombra. La commissione dovrà individuare quali strumenti utilizzare per poter accertare le finalità, la natura, gli scopi, i fatti che attengono alla P2″.

Un altro punto importante sarà quello di “datare il momento in cui un politico si è compromesso con la Loggia per verificare se era scusabile o meno questa ingenuità”.

Tutti sono avvertiti ma i tentativi di bloccare il lavoro o quantomeno rallentarlo saranno molteplici. Due esempi: Flaminio Piccoli, segretario della DC (lo rivela il segretario del Quirinale Antonio Maccanico) chiederà che la commissione sia “sbarricata” e che Pertini chiami l’Anselmi per dirle di concludere. Siamo a giugno 1982! Craxi davanti al Parlamento per chiedere la fiducia al suo governo il 4 agosto 1983 dirà: “Adesso questa storia della P2 è morta e sepolta”. Licio Gelli, il più longevo di tutta la banda, viene raggiunto dal primo ordine di cattura il giorno dopo la perquisizione nell’aretino ma sarà già irreperibile. Sarà arrestato e condannato ma se la caverà con fughe “romanzesche” e forse protette, come quella da un carcere svizzero pochi giorni dopo l’insediamento del governo Craxi, appunto. Dichiarerà: “tutte le porte trovai aperte…”. Oppure con la concessione del carcere domiciliare dopo la condanna a 12 anni. Morirà nella sua villa Wanda, sequestrata nel 2013, ma dove rimarrà e morirà a 96 anni nel 2015.

Frammenti della relazione finale di Tina Anselmi dicono molto di lei e del suo pensiero, avverte che aveva già capito molte cose fin dal suo insediamento a Presidente anche se non tutto ha potuto descrivere alla fine perché non tutto era verificato “oltre ogni ragionevole dubbio”. Per esempio quando parla del Piano Rinascita di Gelli, Tina scrive: ” …lascia intravedere che la scrittura e la redazione sia riconducibile a persona in grado di finezza interpretativa, cultura raffinata e conoscenza istituzionale giuridica….un vero piano di azione con dettagli: per il controllo (e non per il governo) dei processi politici e sociali”

Potrebbe essere l’identikit di Andreotti/Belzebù.

E ancora: descrive minuziosamente la vastità della materia, tempi e modalità di lavoro: “… più di 30 mesi di lavoro, 147 sedute, 198 persone audite, 140 operazioni di polizia giudiziaria. Parecchie centinaia di migliaia di pagine oltre a migliaia di documenti acquisiti anche relativi a indagini giudiziarie…):

Ecco l’esordio:

In questo contesto, la Commissione ha operato uno sforzo nel

tentare di capire e di interpretare non solo ciò che veniva sottoposto

alla sua attenzione, ma altresì ciò che ad essa veniva celato,

quanto le carte e le testimonianze dicevano in termini espliciti e ciò che tacevano.

Quanto essi rivelavano spesso era il più, implicitamente, attraverso i silenzi e le omissioni….”

Si riferiva forse Tina Anselmi alle audizioni di personaggi importanti come ad esempio Giulio Andreotti che dice e non dice ma …allude: ( “…ora c’è questa ipotesi che Gelli governasse più che nella stanza dei bottoni. Non me ne sono mai accorto …visto che nella stanza dei bottoni c’ero io …”) e Bettino Craxi che fa capire ma non dice (“..non ho mai pensato che Gelli fosse il capo della P2 …l’ho incontrato una sola volta e l’impressione è che fosse una specie di segretario, uomo di relazioni affari intrighi … influenze. …dopo che uscirono i primi elementi sulla P2 ho scritto quell’articolo. Ma chi sia Belzebù lo dovete scoprire voi).

Si legge ancora: al Gelli, uomo d’ordine corrisponde …in modo speculare il Gelli che trama con gli ambienti dell’eversione nera. … Sono questi gli anni del golpismo strisciante e degli attentati dinamitardi che da piazza Fontana in poi accompagnano e segnano una stagione politica contrassegnata da avvenimenti di carattere eversivo. …la Commissione può affermare ad esempio : che la strage dell’ltalicus è ascrivibile ad una organizzazione terroristica di ispirazione neo fascista o neonazista operante in Toscana; e che la Loggia P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana; che la Loggia P2 è quindi gravemente coinvolta nella strage; Gioverà a tal fine riportarsi direttamente agli accertamenti giudiziari. Oggi sappiamo che lo è anche per la strage di Bologna. … Un’ultima notazione sul delitto del giudice Vittorio Occorsio, il quale avrebbe iniziato ad investigare sui possibili collegamenti tra l’Anonima sequestri ed ambienti massonici e dell’eversione. Tale almeno fu la confidenza che Occorsio fece ad un giornalista il giorno prima di essere ucciso il 10 luglio 1976.

E ancora più avanti:

si tenga conto che il quadro di riferimento generale nel quale la logica della strategia della tensione si era inserita, aveva segnato uno sviluppo dal quale era uscita una risposta politica del tutto inaspettata: quella delle elezioni del 1975-1976. Si era così registrata una spinta a sinistra (grande avanzata del PCI ndr) del quadro politico ed era maturata una situazione affatto nuova, tale da obbligare gli ambienti che gravitavano intorno alla loggia ad elaborare nuove e più sofisticate strategie…” la commissione analogamente a quanto rilevato dalla Commissione di inchiesta sulla strage di Via Fani e sull’uccisione dell’onorevole Moro, non ha potuto non prospettarsi il problema del significato della presenza di numerosi elementi iscritti alla Loggia P2 che rivestivano in quel periodo ed in ordine a quella vicenda posizioni di elevata responsabilità.

Interrogativi inquietanti in ordine ai quali la Commissione non è in grado di fornire

risposte certe ma che peraltro, attesa la delicatezza della materia e il suo preminente rilievo politico, non ritiene, alla luce soprattutto dell’ambiguo rapporto identificato tra Licio Gelli ed i Servizi segreti, di poter sottacere.

Prendere le mosse dall’assunto che Licio Gelli è pertinenza dei Servizi sin da antica data rovescia il discorso sulla materia … cambia il rapporto (tra piduisti e servizi segreti ndr). Volendo sintetizzare in una formula, corre tra le due ipotesi tutta la differenza che c’è tra Servizi segreti inquinati e Servizi segreti inquinanti, tra strumento corrotto ed agente corruttore, tra oggetto e soggetto di attività eversive

del sistema democratico.”

Possiamo concludere con un altro frammento con cui Tina ha chiuso la sua relazione quasi quarant’anni fa, e ancora attuale:

La prima imprescindibile difesa contro questo progetto politico, metastasi delle istituzioni, negatore di ogni civile progresso, sta appunto nel prenderne dolorosamente atto, nell’avvertire, senza ipocriti infingimenti, l’insidia che esso rappresenta per noi tutti – riconoscendolo come tale …poiché esso colpisce con indiscriminata,

perversa efficacia non parti del sistema, ma il sistema stesso nella

sua più intima ragione di esistere: la sovranità dei cittadini, ultima

e definitiva sede del potere che governa la Repubblica.


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