La “fonte” Laura. Abbiamo conosciuto la tragedia di Satnam violando le leggi bavaglio

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Laura Hardeep Kaur, maglietta rossa e occhiaie di tre giorni passati con solo qualche ora di sonno e tanta amarezza, è la fonte della notizia dell’orribile incidente occorso a Satnam Singh, il lavoratore indiano di 31 anni che adesso è diventato il simbolo dello schiavismo che si consuma nelle campagne pontine. Laura è la segretaria della Flai Cgil di Latina e senza il suo comunicato stampa di lunedì sera il mondo non avrebbe saputo che un ragazzo gravemente ferito sul luogo di lavoro era stato scaricato come un sacco di rifiuti insieme alla moglie e al braccio ormai staccato dal corpo adagiato in una cassetta per gli ortaggi. Questa notizia senza Laura non sarebbe arrivata ai giornali. E c’è un ulteriore “tassello”: la segretaria è stata avvisata dalla telefonata di un altro bracciante, amico di Satnam, che l’ha chiamata urlando disperato. “Niva, Niva si è tagliato un braccio e il padrone lo ha abbandonato davanti alla sua casa e se ne è andato”, in lingua punjabi che Laura ha capito bene, la lingua della sua gente. E così è corsa sul posto, ha avvertito i carabinieri che hanno chiamato il 118 e intanto correva lì, alla periferia di Latina. Insieme al segretario generale della provincia, Giuseppe Massafra, ha trovato il tempo e la forza di scrivere il comunicato e inviarlo alla mailing locale e nazionale dei giornalisti. Dopo un’ora circa i carabinieri di Latina hanno confermato: sì, c’è stato un infortunio sul lavoro, un uomo ha perso un braccio e lo hanno lasciato davanti casa, l’arto era in una cassetta. Il bracciante che ha chiamato Laura è irregolare, quando sarà chiamato come persona informata sui fatti si scoprirà e potrebbe essere denunciato per violazione delle norme italiane sull’immigrazione.
Ma per tornare alla cronaca: la legge Cartabia vieta questo tipo di divulgazione delle notizie che violano la privacy della vittima e il segreto istruttorio a carico del datore di lavoro, per il quale vige la presunzione d’innocenza delle ultime leggi bavaglio in Italia, le stesse per cui rischiamo di essere richiamati nel prossimo rapporto sullo Stato dell’Unione. La Procura di Latina, ex lege, non ha ancora inviato comunicati autorizzati, dunque tutto ciò che sta succedendo nel racconto di cronaca è formalmente illegale. Se il sistema dell’informazione nazionale e internazionale parla della orribile storia di Satnam è perché prevale l’interesse collettivo, il vero è unico senso dell’informazione.
Se il cosiddetto “sistema di sfruttamento dell’agro pontino” ancora stupisce e non è a tutti noto è perché decine, centinaia di altri infortuni sul lavoro celati, nascosti dai padroni, non sono diventati notizie, nessuno lo ha fatto sapere ai giornalisti. Ogni giorno qualche bracciante si fa male nelle campagne pontine, viene accompagnato (se va bene) nei pressi dei pronto soccorso di Latina e Terracina e ai medici dice che è caduto dal motorino, così come gli viene indicato dal padrone. Oppure va a casa e si cura con farmaci che vengono acquistati dal padrone, antidolorifici, disinfettanti e similari per i quali non c’è bisogno di alcuna spiegazione. Chi dice o scrive tutto questo orrore a più bassa intensità rispetto al braccio amputato e buttato via viene tacciato di essere un “terrorista” nemico delle imprese, oppure, come accaduto a Marco Omizzolo, di essere un “professionista dell’agromafia”. Già perché il sistema-Latina non si regge in piedi da solo, l’agricoltura è nelle mani di pochi e le grandi coop dove lo sfruttamento è di casa sono in larga misura di gruppi che fanno anche riciclaggio del denaro, mentre la filiera e soprattutto il trasporto su gomma vengono controllati da un cartello che fonde camorra, mafia e ‘ndrangheta.
Nella foto Laura Hardeep Kaur il giorno della sua elezione a segretaria della Flai Cgil di Latina


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