La legge di stabilità ha introdotto il cumulo gratuito per chi ha versato i contributi previdenziali in gestioni diverse, ma la norma riguarda solo l’universo Inps, non le Casse dei professionisti tra cui l’Inpgi. E’ una nuova vergognosa ingiustizia sulla ricongiunzione onerosa che costringe – tra gli altri – tanti giornalisti che hanno contributi in Inpgi1 e Inpgi2 e i requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia, a dover pagarli di nuovo, e al quadrato, per poter andare in pensione.
Nel mio caso, ad esempio, con 30 anni di Inpgi1, quasi 11 di Inpgi2 e qualifica di redattore capo (disoccupato), per poter andare in pensione ho dovuto lasciare all’Inpgi qualcosa come 400mila euro che mi saranno trattenuti a rate dalla pensione per 12 anni. Ho provato (a posteriori, perché non si possa dire che lo faccio per interesse personale) a costruire una iniziativa per modificare quella norma che riguarda e riguarderà sempre più i giornalisti, giacché la maggior parte oggi ha contratti atipici, precari, partite Iva, mentre le assunzioni sono sempre più rare, quindi la necessità di cumulare i contributi nelle diverse gestioni per poter sperare di andare un giorno in pensione, soprattutto per i colleghi più giovani, sarà sempre maggiore ma per i più economicamente impraticabile permanendo le regole attuali.
Assieme alla collega romana Daniela Binello abbiamo organizzato a marzo una conferenza stampa alla Camera, coinvolgendo alcuni parlamentari, Fnsi, Aser e Stampa Romana. Il presidente Fnsi, Beppe Giulietti, personalmente ha sostenuto l’iniiziativa, mentre la segreteria nazionale del sindacato e le Associazioni regionali hanno dato un’adesione formale, ma concretamente non hanno poi mosso un dito per fare propria quella battaglia e provare a cambiare le cose.
Sollecitando i parlamentari, nei giorni scorsi in commissione Lavoro della Camera è stato presentato e approvato un emendamento che prevede l’allargamento del cumulo gratuito alle Casse dei professionisti. Ora l’emendamento approderà in commissione Bilancio e poi in aula. Ma c’è l’opposizione del governo. Per superarla servirebbe la disponibilità delle medesime Casse e la pressione del sindacato, oltre all’iniziativa dello schieramento trasversale di parlamentari che sostiene l’emendamento proposto dall’onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd).
Invece le Casse difendono lo status quo, che è vantaggioso per loro (più contributi silenti, introiti cospicui dalle ricongiunzioni onerose, meno pensioni da pagare) ma è una inaccettabile estorsione per i loro iscritti. E questo avviene con il tacito consenso dei sindacati, in primis la Fnsi, che evidentemente è più sensibile ai condizionamenti dell’Inpgi che alle ragioni e agli interessi dei giornalisti che dovrebbe rappresentare, precari in testa.