“Il padrone in redazione” è il titolo di un libro scritto da Giorgio Bocca alla fine degli anni ’80. Affronta il rapporto fra la libertà di stampa e le proprietà dei giornali e il modo in cui gli interessi privati possono influire sulle linee editoriali. Quelle riflessioni sono sempre attuali. Soprattutto dopo quello che è successo l’altro giorno nella redazione del quotidiano campano “Metropolis”, dove due giornalisti sono stati aggrediti e altri insultati da uno dei finanziatori del giornale. Un episodio inquietante che proietta un’ombra cupa sulle sorti di un altro quotidiano della Campania, “La Città” di Salerno, recentemente ceduto dal gruppo editoriale L’Espresso-Finegil ad una cordata di imprenditori locali, nella quale figura lo stesso imprenditore che si è preso protagonista dell’inqualificabile aggressione a “Metropolis”.
Non è qui in discussione la libertà di impresa. La cessione del quotidiano “La Città”, realizzata nell’ambito delle operazioni di deconsolidamento e dismissione legate alla fusione fra il gruppo L’Espresso e il gruppo Itedi necessarie per rispettare il tetto massimo del 20 per cento della tiratura dei quotidiani sul territorio nazionale, pone però questioni non irrilevanti. La prima è di opportunità. Bisogna chiedersi perché il Gruppo L’Espresso-Finegil, che da sempre fa delle battaglie per la legalità, per le libertà e per la difesa dei diritti civili la propria bandiera, non si sia posto il problema di cedere uno dei propri giornali locali ad una cordata di imprenditori che in qualche modo potesse garantire una continuità sotto il profilo culturale. Viene da chiedersi che cosa c’entrino i valori da sempre professati dalle testate del gruppo L’Espresso con un imprenditore quanto meno discusso e chiacchierato, già colpito in passato, in qualità di presidente della Casertana calcio, da Daspo, e che – i fatti dell’altro giorno lo dimostrano – considera il ruolo dell’editore assimilabile a quello del padrone delle ferriere.
C’è poi una considerazione di carattere più generale. L’editoria italiana sta attraversando una fase di profonde trasformazioni degli assetti societari e proprietari. Ferma restando la libertà di impresa, non va dimenticato che – come più volte sottolineato dall’Unione europea e dagli organismi internazionali – l’attività editoriale non è un’attività economica come tutte le altre perché riguarda il bene della libertà di pensiero e di espressione, fondamento di qualsiasi democrazia compiuta in quanto essenziale per assicurare a tutti i cittadini il diritto a essere informati. Bisogna chiedersi, allora, se non sia arrivato il momento per il Parlamento di affrontare in maniera organica e complessiva il tema delle fusioni e delle aggregazioni nel settore editoriale, rivedendo la legislazione antitrust. Chi è evidentemente incompatibile con i principi e con i valori che in democrazia devono ispirare l’impresa editoriale non può diventare proprietario di giornali e mezzi di comunicazione.
Indipendentemente dalle intese già sottoscritte, è auspicabile che il gruppo L’Espresso riconsideri la decisione di cedere il quotidiano “La Città” a una cordata di imprenditori così composta. Non è detto che sia possibile, ma è dovere del sindacato dei giornalisti denunciare il rischio di un’involuzione della qualità dell’offerta informativa nella provincia di Salerno e del rischio per la libertà dei giornalisti della “Città”. La presenza del presidente della FNSI, Giuseppe Giulietti, alla manifestazione organizzata dal Sindacato dei giornalisti della Campania, per sostenere Rosaria Federico, cronista della “Città” alla quale la magistratura ha sequestrato il telefono cellulare dopo il suo rifiuto di rivelare le proprie fonti, servirà anche a tenere alta l’attenzione sulle sorti del quotidiano di Salerno. Non è in discussione il diritto di vendere e acquistare i giornali. Un conto, però, è avere a che fare con un editore e un altro, e molto più preoccupante, è ritrovarsi con il padrone in redazione.