«Vogliamo unire anche la nostra voce a quelle di chi, anche in queste ore, sta chiedendo verità e giustizia per Giulio Regeni, un giovane che aveva nel cuore il desiderio di “illuminare” le periferie e di raccontare le oscurità e il malaffare». Lo affermano in una nota il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
«Sono ancora troppe le contraddizioni e le oscurità nelle versioni fornite dalle autorità egiziane. E del resto – proseguono i vertici della Fnsi – sarà bene non dimenticare che, come più volte denunciato da Amnesty International, in Egitto è largamente praticata la tortura e le carceri egiziane “ospitano” decine di intellettuali, scrittori, giornalisti e oppositori politici dell’attuale regime. Dal momento che uno dei possibili moventi dell’assassinio di Giulio Regeni, collaboratore del Manifesto, potrebbe essere collegato proprio alle inchieste da lui realizzate in Egitto, sarebbe importante ridare forza e voce a quelle inchieste e ripercorrere, anche mediaticamente, il suo percorso, in modo da illuminare a giorno la vicenda professionale e umana di Giulio e “costringere” le autorità egiziane a ricercare davvero fino in fondo verità e giustizia».