È Marilù Mastrogiovanni, direttora del quotidiano d’inchiesta www.iltaccoditalia.info, che ha raccontato la sua storia professionale e personale nel libro “Io non taccio. L’Italia dell’informazione che da fastidio”, scritto con altri 7 colleghi minacciati dalle mafie o dal potente di turno. Per il libro Marilù, con gli altri autori e autrici, ha anche ricevuto il premio “Paolo Borsellino”. L’associazione di cui è portavoce Beppe Giulietti ha deciso quest’anno di “premiare giovani giornalisti che in varie realtà d’Italia hanno sfidato con la penna e con l’amore per la verità la piccola e grande criminalità e i loro intrecci perversi. Paolo Borrometi (che ha svelato il clan nella terra di Montalbano), Marilù Mastrogiovanni (12 anni di vessazioni, querele temerarie, minacce di morte) e Nello Trocchia (minacciato da un boss condannato per camorra “A quel giornalista gli devo spaccare il cranio e dopo mi faccio arrestare”). Premi anche a Stefania Battistini e Ivan Grozny Compasso per il coraggioso e documentato reportage realizzato lo scorso mese in Turchia. Premio anche ad Antonio Picascia per il coraggio di aver denunciato, per la determinazione con cui si é opposto all’arroganza della camorra, per la scelta di restare nella sua terra, senza cedere di un passo nonostante l’incendio della sua fabbrica e le minacce di morte che lo hanno costretto a vivere sotto scorta”.
“Questo premio mi dà forza perché non mi fa sentire sola. È questa infatti la minaccia e l’intimidazione più pericolosa per una giornalista: l’isolamento da parte della categoria e l’isolamento da parte delle Istituzioni. Inviterei a riflettere su un dato – ha detto Mastrogiovanni: la maggior parte delle minacce e intimidazioni da parte non solo delle mafie ma anche di politici e rappresentanti delle Istituzioni, arrivano a giornalisti del Sud. Questo non solo perché la presenza della criminalità organizzata è più forte al Sud, ma anche perché il giornalismo, al Sud, si deve fare carico di un peso ulteriore: rappresentare l’esercizio di un diritto/dovere Costituzionale laddove lo Stato è assente. Voglio dire che il giornalismo al Sud è tanto più importante quanto più lo Stato manca; è tanto più espressione dello Stato (nella sua accezione più alta) quanto più lo Stato lascia un vuoto, riempito poi dalle mafie.
Mi piace riprendere l’intervento di Paolo Borrometi che al congresso di Usigrai ha ricordato che “il sindacato deve stare accanto ai colleghi delle periferie. Dobbiamo fare rete. La mafia riesce a fare rete, lo Stato spesso non riesce a fare rete. Facciamo squadra tra i giornalisti, cerchiamo di fare capire all’esterno che non ci possono comprare a fette”. I premi verranno assegnati nel corso della cena che inizierà alle ore 20. Il costo della cena è di venti euro ma l’associazione Articolo 21 chiede a tutti un contributo extra a sostegno dell’attività dell’associazione e del sito internet che non riceve finanziamenti pubblici né privati.