Quella foto va pubblicata perchè è l’immagine della morte della nostra umanità

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Non pensiate che prima di pubblicare questa foto non abbia pensato alla carta di Treviso, alla necessità di proteggere un bambino. Non lo pensate. E chi lo pensa non mi conosce. Ma quando fai il nostro mestiere, quando quotidianamente ti accorgi del fiume di parole che la politica spende per poidefinire quote di accoglienza senza poi produrre nulla o partorire iniziative pressoché ininfluenti, quando ti rendi conto che migliaia di bocche politiche da decenni si sono riempite di parole come cooperazione, aiuto ai paesi poverie poi hanno riempitole strade della Somalia di rifiuti, pensi che ci devonoessere gesti eclatanti, capaci di scuotere le coscienze.

Quando vedi come vivono i profughi nei Centri didis-accoglienza, quando hai visto i rifugiati politici dentro l’ex ambasciata di Somalia dormire in giacigli sporchi, umidi, senza acqua, senza luce, vicino agli escrementi umani e animali perché i cessi non ci sono in via dei villini a Roma, quando hai visto hangar pieni di bare, molte delle quali piccole e bianche, quando vedi madri e padri piangere per figli che muoiono in mare e ti bagni con le loro lacrime; quando vedi bambini di 6 anni sdraiati per le vie di una favela a Salvador de Bahia storditi dal crak, quando vedi i bambini guerrieri costretti alla guerra o i bambini che l’Isis manda a tagliare le teste agli “infedeli”, quando vedi le bambine vietnamite e thailandesi sfruttate dai ricchi turisti del sesso occidentale e vedi che a stento le coscienze si sanno impressionare, quando vedi i bambini malformati nei territori utilizzati per esperimenti nucleari nell’ex unione sovietica, quando vedi i bambini palestinesi e israeliani morire negli attentati, ricordi la gioventù hitleriana che correva incontro agli alleati a mani nude per difendere un regime, o le scarpe dei piccoli ebrei mandati abruciare nei forni crematori… ecco…

Quando vedi o ricordi tutto questo e tiaccorgi che nulla si è mosso o si muove per difendere coloro che non possono essere difesi se non da noi adulti mediocri o da chi ha il potere per fare qualcosa, allora devi avere il coraggio di permettere ad una foto terribile di ricordare tutto questo ad ognuno di noi.

Di ricordarlo a chi s’incazza quando a pranzo vede la pubblicità dei bambini che perdono la vista in Africa, a chi si volta dall’altra parte immaginando che queste cose non fanno parte dell’umanità, a chi pensa che gli immigrati possano essere chiusi in recinti elettrificati comei cinghiali, a chi esprime sgomento in pubblico e in privato sciala, a chi dice che quella foto non è polititically correct.

Sì, quella foto non è politicamente corretta!  Perché noi tutti non siamo politicamente corretti, o meglio, pensiamo di esserlo e invece siamo ormai privi di qualsivoglia umanità.

Perché non è umano strumentalizzare la vicenda dei migranti per provocare paure e raccogliere voti. Perché quel bambino, per troppi, da vivo faceva più paura che da morto. Quel bimbo sdraiato sulle coste turche come se dormisse, è morto. Come morta è la nostra umanità. In quella foto c’è lui, la madre e il fratello che con lui sono morti, il padre che non pensa più al Canada ma che vuole tornare a Kobane per seppellirli, anche se c’è la guerra, anche se si muore.

Perché meglio stare sotto la tua terra sconvolta dalle bombe, dall’Isis, da un regime illiberale piuttosto che in un’altra terra che si definisce democratica, libera ma che non ha saputo accoglierti, proteggerti e non ti ha voluto, e ha permesso la morte di un innocente.

* giornalista e consigliere nazionale Federazione della Stampa


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