L’obiettivo lo fissò il presidente del Consiglio Matteo Renzi: liberare la Rai dai partiti e restituirla ai cittadini. E’ evidente a chiunque che l’obiettivo non è stato raggiunto: su 7 componenti del nuovo CdA, 2 sono indicati dal governo e 4 dai partiti presenti in parlamento. E anzi c’è stato un rafforzamento del peso del governo, come sottolineato anche da Enzo Cheli in Commissione parlamentare di Vigilanza. L’Usigrai e la Fnsi hanno creduto alla volontà riformatrice del governo, e per questo hanno portato in audizione in Senato idee e proposte.
Poi in parlamento ha vinto la voglia di “accordicchio”. E il risultato è, per molti versi, addirittura peggiore del testo di partenza.
Fuori i partiti e i governi dal controllo della Rai. Lo dicevamo con la legge Gasparri. Non cambiamo idea oggi.
E anzi dovremo riflettere con attenzione se partecipare all’elezione del consigliere indicato dai dipendenti: in questo contesto rischia di essere solo una foglia di fico rispetto a una legge capestro.
La partecipazione diretta dei lavoratori ha senso in un consiglio di sorveglianza, o in un consiglio di amministrazione davvero libero, autonomo e indipendente. Con una Rai Servizio Pubblico in un mercato libero dai conflitti di interessi.
Per queste ragioni, Fnsi e Usigrai hanno convocato una conferenza stampa per martedi 21 alle ore 12 in Senato.
Saremo lì per dire perché questa riforma non ci piace.
E per dire che il gran discutere di queste settimane sui meccanismi di nomina è stato funzionale a non rispondere alle uniche due domande sulle quali davvero si gioca il futuro della Rai Servizio Pubblico: qual è la nuova missione? E con quali finanziamenti?
Articolo21 parteciperà alla conferenza stampa (saranno presenti Tommaso Fulfaro, Stefano Corradino e Vincenzo Vita) e ci sarà ad ogni iniziativa che chiederà di cambiare una legge che sembra il bis della Gasparri