Con Santo della Volpe, scomparso prematuramente per un tumore crudele che l’ha perseguitato per mesi, moriamo un po’ anche noi, che abbiamo avuto l’opportunità e il privilegio di conoscerlo e di frequentarlo. Da anni, da quando cominciò a scrivere sul “Quotidiano dei lavoratori”, prima tappa di un percorso professionale di eccellenza, vissuto con passione profonda nella Rai: dove, se davvero il merito e il riconoscimento della bravura fossero stati al posto di comando, avrebbe certamente dovuto dirigere una testata. Ma Santo, pur scrupoloso e attentissimo agli obblighi del suo lavoro, non faceva parte del coro mainstream o di qualche lobby di potere. Anzi. Entrato alla Rai a Torino nel 1982, si fa notare proprio per le inchieste difficili seguite con scrupolo e coraggio, attitudine diventata il suo marchio inconfondibile al tg3, inviato: nei luoghi di guerra dalla prima guerra del Golfo al Kosovo; dal processo sull’amianto a Casale Monferrato alle morti sul lavoro; alle epiche cronache antimafia –un territorio pericoloso e duro affrontato con leggerezza calviniana; al racconto dei movimenti e delle associazioni della società di cui è stato cronista e insieme militante. Con un rapporto bellissimo con don Luigi Ciotti, dirigendo –dopo Roberto Morrione- “Libera informazione”. Ed è stato pure tra i fondatori di “Articolo21”, nel cui nome solo qualche settimana fa aveva premiato diversi giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata. A fine gennaio il congresso della Federazione della stampa lo designò presidente, quasi il coronamento dell’ impegno costante profuso anche a livello sindacale. In tale veste, ricoperta con sapienza e umiltà, sono stati numerosi i punti messi nell’agenda delle priorità, dalla riforma della Rai al dibattito sulla diffamazione a mezzo stampa. Proprio su quest’ultima proposta di legge –appena varata in terza lettura dalla Camera dei deputati e ora di nuovo al Senato- una voce resa flebile dalla malattia, e tuttavia fermissima, si era sentita costantemente. Per suggerire quei miglioramenti che hanno reso un po’ (ancora non del tutto) più potabile il testo. Le lotte instancabili per la libertà di informazione, per la legalità e contro ogni bavaglio hanno accompagnato gli anni della maturità di Santo della Volpe, premesse per ulteriori riflessioni sulle novità del mondo della comunicazione, corda cui era sensibilissimo. Purtroppo, le Parche hanno reciso troppo presto il filo e, in questa sconvolgente transizione in corso segnata dalle tecniche digitali, rimaniamo orfani. L’accettazione dell’incarico di presidente della Fnsi, con un corpo già travolto dal male, fu un atto di generosità che voleva essere proprio la scelta di una missione, quella di dare un contributo teorico e pratico al governo democratico dei media. Soprattutto per chi opera in un settore via via impoverito e precarizzato. I colleghi affezionatissimi, accorsi a vegliare sulle spoglie di un leader amatissimo, raccontano delle ultime parole di Santo, rivolte alla discussione sulle cose da fare. La morte imminente era solo un’eventualità, da posporre rispetto all’etica del “che fare”. E sì, ci ha salutato una persona profondamente intrisa di moralità, in grado fino all’ultimo di mettere il proprio sé a disposizione dell’intelligenza collettiva. Non a caso, il cordoglio è stato ampio e generale a cominciare dal Presidente della Repubblica. E il ricordo, grazie a Walter Verini relatore del disegno di legge sulla diffamazione e grande amico, è stato commosso anche alla Camera dei deputati.
Insomma, si è conclusa anzitempo una storia proprio bella, da prendere ad esempio. E’ stata al suo fianco, letteralmente fino all’ultimo respiro, la compagna della vita, la brillante e vivace Teresa Marchesi che ci ha raccontato molta parte della cultura e dello spettacolo dal tg3. Oggi, per chi vorrà, si potrà portare l’ultimo saluto dalle 11 alle 20 presso la sede della Fnsi (a Roma, corso Vittorio Emanuele, 349), mentre domani alle 11 verranno celebrati da don Ciotti i funerali nella Basilica di S.Agnese, davanti a S.Costanza, dove Teresa e Santo si sposarono. Un amore profondo.