“Perché Santo Della Volpe, che ricordiamo con grande affetto e rimpianto, era così amato e stimato? Perché quando prendeva la parola ai congressi del Sindacato dei giornalisti, negli Organismi di categoria, nelle iniziative di Articolo 21 e di Libera Informazione, tra le colleghe e i colleghi presenti si faceva silenzio”. Lo affermano in una nota Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi, e Paolo Sevanti Longhi, vice presidente vicario, esprimendo il loro cordoglio per la scomparsa di Santo Della Volpe. “Accadeva – spiegano – perché la sua era una leadership che esprimeva un insieme importante di valori, professionali e umani, politici e culturali, indiscutibili. Frutto di una formazione e di una pratica di vita e di idee nell’area del giornalismo progressista, libero, orgoglioso della propria indipendenza – continuano i due giornalisti dell’Inpgi – ma che alla fine riusciva a rappresentare tutte le istanze, le culture politiche e sindacali che fanno della difesa dei diritti e delle libertà la propria stella polare”. “Pur appartenendo a due generazioni diverse di giornalisti lo abbiamo conosciuto bene, abbiamo apprezzato le sue capacità professionali di inviato del servizio pubblico, il suo impegno nel Sindacato e nelle Associazioni, la sua pervicace volontà di salvaguardare l’unità e la difesa dei giornalisti italiani e dei loro istituti” concludono.