Le riflessioni di padre Occhetta meritano non soltanto un approfondimento, ma anche un momento di confronto pubblico. La Fnsi è pronta ad ospitare una o più giornate di confronto sul tema dell’etica e della deontologia professionale. La profonda trasformazione della professione, unitamente alla sempre più diffusa tendenza a cercare il mostro da sbattere in prima pagina, anche quando il mostro non esiste, hanno fatto passare in secondo piano – e non da oggi – i doveri professionali. A cominciare dal rispetto della verità sostanziale dei fatti, sancito dall’articolo 2 della legge professionale, ancora oggi tanto attuale quanto largamente inapplicato.
Ripartire dai doveri è invece un obbligo per ridare alla professione giornalistica credibilità e decoro. Del resto, puntare sul giornalismo di qualità, come invocano gli stessi editori, significa mettere al centro non soltanto i diritti (la qualità va adeguatamente retribuita), ma anche e soprattutto i doveri. Deve cambiare l’approccio alla professione, ma soprattutto devono cambiare le regole della professione stessa. Essere credibili, considerare l’informazione un bene pubblico, significa anche costruire un sistema di pesi e contrappesi, in grado di garantire la certezza della sanzione ogniqualvolta l’informazione supera il limite del rispetto della verità e della dignità delle persone. Da questo punto di vista, va ripresa e rilanciata la proposta di istituire un Giurì per l’informazione, al quale i cittadini devono potersi rivolgere in presenza di eccessi o abusi. Si tratta, ovviamente, di esempi. Le riflessioni di padre Occhetta offrono più di uno spunto di riflessione. La Federazione nazionale della Stampa non si tira indietro.