“Ci sono stati molti tentativi per cercare di liberare Giovanni, ma non posso darvi più dettagli. Avevamo poi modi per ottenere informazioni sulla sua situazione, ma non posso dire di più”. Queste le parole riferite a Rainews24 dalla portavoce di Welthungerhilfe, organizzazione non governativa tedesca per cui il cooperante Giovanni Lo Porto lavorava in Pakistan prima di essere rapito.
L’addetta stampa Simone Pott ha ricostruito, sempre nella telefonata con Rainews24 la collaborazione col cooperante e il periodo del rapimento: “Il signor Lo Porto lavorava per noi dall’ottobre 2011 ed era nel progetto di ricostruzione che avevamo in Pakistan, dopo il terremoto del 2010. Nel Paese c’era appena stata un’inondazione e Lo Porto lavorava come project manager a Multan, un’area particolarmente colpita. Lui gestiva un progetto sull’igiene e sulle attività idriche”. La ong Welthungerhilfe, riferisce Pott, ha saputo del rapimento “da agenzie di stampa del Pakistan, nel gennaio 2012. Era stato rapito con un collega tedesco, poi rilasciato nello scorso anno”.
Sulla notizia della morte, Simone Pott sottolinea: “Siamo devastati e alla sua famiglia vanno le nostre più profonde condoglianze. Siamo estremamente dispiaciuti, per noi è stato un colpo molto duro. E’ una notizia che ci ha sopraffatto”.