Slc- Cgil , Snater e Libersind-Confsal si trovano per l’ennesima volta costretti a denunciare e stigmatizzare il duro attacco ai danni delle professionalità della Rai. Nell’ambito della produzione, i modelli produttivi e le mansioni delle diverse professionalità, vengono sempre più stravolte con palesi violazioni del dettato contrattuale, condizione che sta intaccando ciò che qualitativamente le maestranze Rai hanno sempre realizzato per il servizio pubblico radio televisivo.
Con la scusa dell’innovazione tecnologica, l’azienda approfitta e spinge i lavoratori ad iniziative individuali e volontaristiche costituendo unilateralmente una modifica delle figure professionali e mettendo i lavoratori l’uno contro l’altro. Tutto ciò è messo ancora più in pericolo dall’attitudine dei giornalisti, identificabile in alcuni accordi sottoscritti e da prassi che si stanno consolidando, di fagocitare il lavoro svolto dai colleghi nostri rappresentati, il tutto ovviamente con l’innalzamento finale del costo del lavoro e con il pericolo di una futura parziale estromissione dal processo produttivo di figure fondamentali da noi rappresentate. Vogliamo aggiungere che, questa, è la stessa Rai, che avendo stabilito nel CCL Rai del 7 febbraio 2013, la modifica di alcune figure professionali, tutte dirette al rientro degli appalti e all’efficientamento della produzione, non ha in alcun modo dato seguito allo sviluppo di tali elementi, negando ogni processo, già indicato nelle code contrattuali, di miglioramento dei modelli produttivi e delle figure professionali. Paradigmatico è quanto si sta realizzando sulla figura degli operatori di ripresa, da sempre professionalità cardine della televisione, che si è vista estromettere da attività in cui la ripresa è la mansione principale.
Da molti anni ormai, a partire dallo stravolgimento dell’accordo sugli specializzati nelle sedi regionali, per passare dalla “fantasiosa”, e mai costituita, mansione del videomaker, fino ad arrivare alla creazione unilaterale del modello produttivo per l’utilizzo del c.d. “zainetto”, ci fa apparire chiara l’idea dell’azienda di marginalizzare gli operatori nei diversi processi produttivi, idea ancor più suffragata dall’assenza di reperimento di personale, nelle ultime selezioni, di alcune figure professionali fra cui gli Operatori di Ripresa. Vogliamo denunciare che nessuno sforzo, ad esempio, viene fatto per recuperare i circa 30 milioni di euro spesi per gli appalti di ripresa esterna delle sedi regionali. Elemento che, se ce ne fosse bisogno, ancora di più, svuota di significato, anche economico, l’operazione di “omogeneizzazione” in atto nella produzione.
Le scriventi OO.SS. si sono sempre dimostrate pronte al dialogo e alla discussione per la riorganizzazione delle figure professionali e la revisione dei modelli produttivi, e la questione dovrà essere obbligatoriamente al centro della prossima piattaforma contrattuale. Siamo ben consapevoli, forse più dei vertici aziendali, che senza un ridisegno complessivo dell’organizzazione del lavoro si rischia di essere penalizzati da un mercato sempre più povero di risorse economiche ed una evoluzione tecnologica che pretende cambiamenti, formazione e capacità di innovare.
Deve essere però chiaro che, a questa nostra volontà non corrisponde, in nessun modo, la disponibilità a cancellare figure professionali, o meglio, famiglie professionali cardine per l’attività radio televisiva. Sono, la complessità delle mansioni e la specificità delle attività che naturalmente creano l’articolazione di figure professionali codificate nel CCL RAI. Tale complessità professionale la si aiuta, la si agevola, la si può in parte semplificare con le nuove tecnologie, ma non la si può e non la si deve cancellare, soprattutto se si intende mantenere standard qualitativi propri di un Servizio Pubblico Radio Televisivo Europeo. A questo aggiungiamo che è dal CCL Rai, sottoscritto il 7 febbraio 2013, che abbiamo codificato l’istituzione di una commissione paritetica che costruisse progetti formativi condivisi, essenziali per l’aggiornamento delle figure professionali, la quale, purtroppo, non certo per nostra volontà non è mai stata attivata.
Il combinato disposto di quanto stiamo affermando: lavoratori con diverse provenienze professionali a cui vengono affidate attività nuove (utilizzo di nuove tecnologie o funzioni a cui possono corrispondere responsabilità amministrate e penali soggettive), senza una adeguata formazione e senza codificarne modalità operative, procedure e mansioni specifiche (in testi condivisi), sta esponendo tutti, lavoratori e azienda, a ricorsi e contenziosi infiniti. Chiediamo all’azienda di smettere forzature sui diversi modelli produttivi e figure professionali, in attesa che si giunga ad un ridisegno complessivo definito tra le parti. Ogni atto che sarà posto in essere, in evidente contrasto con il dettato contrattuale, potrà originare ricorsi individuali o collettivi, ed anche ulteriori iniziative di mobilitazione e sciopero.