Dopo la lettura dell’articolo di #Repubblica di ieri a firma di Aldo Fontanarosa sulla riforma della Rai, sono ancora più convinto che nel dibattito mancano totalmente 3 elementi decisivi:
1- La riforma delle fonti di nomina dei vertici della Rai. Se il Servizio Pubblico non viene liberato dal controllo di partiti, governi e lobby, qualunque riforma sarebbe inutile, se non addirittura rischiosa.
2- la titolarità dell’informazione sulle reti. La riforma dell’informazione Rai non può essere limitata alle sole testate.
3- Che informazione fare? Quale Servizio Pubblico per il futuro? Per riformare la Rai, prima di contare quante troupe si usano, bisognerebbe “contare” quanti pezzi su mafia e criminalità organizzata si fanno, quanti sulle aree di crisi, quanti sui conflitti dimenticati, quanti sul disagio, quanti per illuminare le periferie d’Italia e del mondo. Insomma, partiamo dal prodotto. E poi troviamo le soluzioni organizzative.
E poi un’avvertenza: nessuna riforma può esser fatta intorno ai nomi. Nessuna riforma potrà essere efficace se legata alle sorti di questo o quel direttore.
La riforma della Rai riguarda il Servizio Pubblico e l’interesse dei cittadini. E solo in questa ottica deve essere valutata e discussa.
Non certo intorno al destino di questo o quel direttore.