Ogni volta che se ne va una persona che ha rappresentato parte della storia dei giornalisti italiani, a sua volta un pezzo della storia di un paese, in modo logico e conseguente si cerca il riassunto di quanto ha fatto. Nel caso di Federico Orlando se citi dieci passi della sua vita ne hai dimenticati altrettanti e alla fine vale più la pena affidarsi a qualche ricordo personale o a una lezione che ti ha insegnato. Ne ero ammirato quando lo vedevo alle nostre riunioni di Articolo 21, silenzioso e attentissimo anche all’intervento più di maniera, quello che faceva scaldare i motori ad altri in attesa di prendere la parola. Mite, in apparenza, testimone di quanto vorrei vedere sempre nel nostro mestiere: coraggio e capacità di analisi legati insieme. Mi scuserete se mi ostino a non chiamarla professione, i mestieri sono cose più serie e potenti. Sono passati quasi vent’anni da quando con Indro Montanelli ebbe il coraggio di operare la scelta più logica e scomoda salutando il Cavaliere (allora lo era) per la ovvia impossibilità di fare il giornalista al comando di un editore diventato politico. Tanti in condizioni simili hanno fatto altrettanto, molti non se lo sono nemmeno sognato. Una vita, quella di Orlando, piena di passioni politiche abbracciate e comprese a fondo, da liberale vero quale era, che lo hanno portato a condividere anche vere e proprie avventure, sempre mantenendo la lucidità del grande giornalista. Alla macchina da scrivere ci vedeva benissimo, non aveva bisogno degli occhiali, così tanto che – ne sono certo – avrà accolto divertito e come un applauso quell’iscrizione di pochi giorni fa, tra i “giornalisti cattivi”, del sito dei grilletti. Al solito Grillo e il suo compare dal capello arruffato e conto in banca rampante, avevano visto in Federico Orlando l’ennesimo giornalista “contro”. Se non ci fosse il rischio di apparire didascalici, quindi anche bonari, con il comico che una volta faceva ridere, si potrebbe dirgli che tanti giornalisti veri erano e sono sempre “contro”: quelli più intelligenti, quelli più bravi, quelli con più coraggio e (per metterci un meno) quelli che hanno meno voglia di abbassare gli occhi davanti ai nani. Orlando l’aveva fatto, come Montanelli e tanti altri. Tanti altri lo fanno ancora oggi perché qualcuno ha saputo insegnarlo con modi miti e occhi attenti a ogni cosa o parole intorno a sé. Grazie.