C’è sempre il rischio che ricordando la figura di un collega si ecceda in buonismo. Non è il caso di Enzo Baldoni di cui ricorre il decimo anno del suo omicidio avvenuto in Iraq. Al di là delle belle parole (troppo spesso di circostanza ed autoreferenziali), innanzitutto il pensiero corre a chi sta vivendo gli stessi drammatici momenti attraversati da Enzo nelle mani dei suoi carcerieri. E purtroppo il numero degli ostaggi italiani (e non solo) ancora nelle grinfie dei sequestratori resta drammaticamente lungo. Ma se c’è un modo per ricordarne la figura di curioso viaggiatore e giornalista scrupoloso, bisogna dare risposta ad alcune domande avanzate da Giusi Bonsignore, vedova di Enzo, attraverso il quotidiano “La Repubblica”.
Baldoni poteva essere salvato? Giusi afferma che dopo lo scoppio di una mina sotto l’automobile su cui viaggiava (in testa alla colonna di automezzi) il marito ed il suo traduttore, il convoglio della Croce Rossa non si fermò a raccogliere i due uomini ancora vivi, consegnandoli nei fatti nelle mani dei terroristi. Abbandonati al loro destino. Secondo la pesante accusa di Giusi, la Croce Rossa avrebbe taciuto con la famiglia su questa circostanza.”Una omissione molto grave” per la signora Baldoni secondo cui le rassicurazioni fornite dalla Croce Rossa Italiana avrebbero addirittura ostacolato per oltre 3 anni il recupero della salma di Enzo, portato a termine 4 anni fa dai Ros dei Carabinieri. Circostanze (queste denunciare da Giusi Bonsignore) che richiederebbero un approfondimento da parte delle istituzioni, anche per capire se nell’intricata vicenda del recupero del cadavere siano entrati in gioco personaggi di dubbia moralità che magari hanno fatto di necessità virtù.
Credo che un paese civile dovrebbe rispondere alle legittime questioni di Giusi Bonsignore, vedova Baldoni, e dei loro figli.