È arrivata alle 23.20 di giovedì 24 aprile 2014, dopo quattro ore di Camera di Consiglio, la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione, presiedute da Giorgio Santacroce, relativa al rogo del 6 dicembre 2007 all’acciaieria torinese ThyssenKrupp in cui morirono sette operai: Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Antonio Schiavone e Roberto Scola.
La Suprema Corte ha respinto l’ipotesi di omicidio con dolo eventuale a carico dell’a.d. Harald Espenhahn, prospettata dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello e accolta in primo grado con la sentenza della Corte d’Appello di Torino del 15 aprile 2011 (tesi poi respinta dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino il 28 febbraio 2013 e riproposta in Cassazione dal Procuratore Generale Carlo Destro).
La Cassazione ha però riconosciuto la colpevolezza di tutti i sei imputati: oltre all’a.d., i componenti del Comitato Esecutivo – il “Board” – Marco Pucci e Gerald Priegnitz, il dirigente responsabile dell’Area Tecnica Daniele Moroni (unico imputato presente in giornata in aula, ma non al momento del verdetto), il direttore dello stabilimento torinese Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri, RSPP dell’acciaieria torinese e “dirigente di fatto” per i giudici. Rimane però ancora incerta la quantificazione delle condanne: le Sezioni Unite hanno infatti rinviato a un’altra Sezione della Corte d’Assise d’Appello di Torino la rideterminazione delle pene. Una decisione che ha scatenato la rabbia dei familiari delle 7 vittime, che auspicavano, oltre alla riproposizione del reato doloso, l’immediata carcerazione dei responsabili della tragica morte dei loro cari.
Il dispositivo della sentenza è comunque molto complesso e ha creato qualche imbarazzo anche tra gli avvocati della Difesa, che nell’immediato non riuscivano a comprendere l’intero contenuto. Sarà necessario attendere la pubblicazione delle motivazioni (al massimo entro 90 giorni, ma probabilmente molto prima) per capire quali siano i principi di diritto che la nuova Corte d’Appello dovrà seguire per riformulare le pene. Secondo gli avvocati della ThyssenKrupp dovrebbero diminuire, ma – teoricamente – potrebbero anche aumentare…
La sentenza di Cassazione, quindi, al momento, ha lasciato tutti perplessi e insoddisfatti: i parenti degli operai uccisi, che si aspettavano condanne severe e immediatamente esecutive, e i legali della multinazionale, che hanno visto definitivamente sancita la colpevolezza dei loro assistiti. Dopo la lettura del dispositivo, alla presenza di una quarantina di persone –familiari delle vittime, 5 o 6 legali della Difesa, giornalisti e Sicurezza e Lavoro (le altre associazioni e i sindacati intervenuti si erano allontanati data l’ora tarda) – ci sono stati momenti di tensione, urla e l’occupazione del Tribunale da parte di alcuni parenti delle vittime fino all’1.30 del mattino, con la richiesta di incontrare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per riconsegnarli le medaglie al valor civile ricevute nel 2008 in memoria dei loro cari.
Ora si attende celermente il verdetto della Corte d’Appello di Torino: il rischio di prescrizione dei reati sembra scongiurato.
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