BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Ma qual è la colpa del ministro Cancellieri? Essersi adoperata per garantire e tutelare la salute di un cittadino in carcere in attesa di giudizio?

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Di che cosa sarebbe colpevole, che cosa si imputa esattamente al ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri? Di essere stata informata che una persona, sottoposta a custodia cautelare (arresto preventivo, cioe’, come dicono Costituzione e diritto, innocente perche’ in attesa di sentenza che stabilisca se sia o meno colpevole di quello che le viene imputato), e’ in condizioni di salute che giustificano inquietudine e preoccupazione; e di essersi attivata attraverso canali ufficiali – il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria – per sensibilizzarli sulla situazione di quella persona, che “soffre di anoressia”.

Un intervento umanitario senza alcun risvolto di a carattere penale se e’ vero che la faccenda nasce da intercettazioni telefoniche effettuate legalmente, che poi sono finite sul tavolo di un magistrato. Se si fossero ravvisati elementi di reato suppongo che i magistrati in questione si sarebbero attivati. Non risulta, al momento almeno. E allora ecco il fatto di “costume”, “politico”. Perche’ la persona in questione si chiama Giulia Ligresti, un nome “eccellente”. E c’e’ chi rimprovera che non analoga attenzione e sensibilita’ viene mostrata nei confronti dei “poveri cristi”. Non sembra vero, e lo stesso ministro Cancellieri ha gia’ fatto presente di essersi attivata per moltissimi altri casi, di signor Mario Rossi o Giuseppe Bianchi. Il fatto e’ che della salute in carcere di Mario Rossi o di Giuseppe Bianchi si occupano in pochi, e ai giornali non interessa minimamente di Mario Rossi o di Giuseppe Bianchi; i nostri giornali invece sono sempre molto interessati quando si tratta di un personaggio “eccellente”, nel caso la figlia di Ligresti.
Nel caso specifico: eccellente o meno, venuta a conoscenza delle precarie condizioni di salute di Giulia Ligresti cosa avrebbe dovuto fare il ministro? Voltare la testa? Restare indifferente? Attendere che accadesse l’irreparabile? Cos’e insomma scandaloso, che il ministro della Giustizia si sia adoperata per la tutela della salute di una persona detenuta – eccellente o no che sia poco interessa – oppure scandaloso e’ non occuparsene? Personalmente mi conforta che ci sia un ministro della Giustizia che cerca, prova e a volte riesce a coniugare le ragioni della legge con quelle dell’umanita’.
Pero’, si dice, c’e una “vicinanza” tra il ministro e la famiglia Ligresti, dal momento che il figlio del ministro e’ un dirigente della compagnia assicurativa di Ligresti; e ancora: “Il nome del figlio del ministro compare spesso nelle carte dell’inchiesta torinese, ma mai in veste di indagato”. Ripeto: mai indagato. E allora, di cosa si deve mai discolpare il ministro della Giustizia? E su cosa si fonda la richiesta di dimissioni avanzata dal confusionario movimento di Beppe Grillo? Il ministro e’ gia’ stato ascoltato dal magistrato, ha fornito gli elementi richiesti. Non risulta che il magistrato abbia trovato nulla eccepire. Tanto dovrebbe bastare.
Vero e’ che un politico non di primo pelo, di sinistra, volendo esprimere solidarieta’ a un personaggio pubblico accusato di corruzione, gli ha fatto pervenire un biglietto nel quale ha vergato: “ti auguro di poter provare la tua innocenza”. Lo ha scritto non in buona, ma in ottima fede, ed e’ questo l’aspetto inquietante: non l’accusa che deve provare la colpevolezza, ma l’accusato che deve provare la sua innocenza! E’ il sintomo di un micidiale virus che senza che ce ne rendiamo conto, lentamente, in modo subdolo, abbiamo ingerito, e ci sta avvelenando.
Al ministro Cancellieri si chiedono urgenti ed esaurienti chiarimenti perche’ non devono esserci “zone d’ombra”. Ma per difendersi, occorre che almeno sia formalizzata un’accusa. In questo caso qual e’ l’accusa, essersi adoperati perche’ a un cittadino privato della sua liberta’ sia tutelata la salute e l’integrità psico-fisica? Giusto per saperlo, perche’ ai miei occhi questo e’, al contrario, un titolo di merito.

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