Io credo che più si definisce il percorso di papa Francesco e più si chiarisce la sua forza innovativa e la sua capacità di cambiamento. Ecco, la definisco davvero così, vivacità di cambiamento. E’ talmente ricca di candore, di parole e concetti semplici e diretti che spesso molti dimenticano che siamo di fronte
a un gesuita colto, duro, autoritario, come lui stesso ha dichiarato qualche tempo fa ricordando la sua esperienza di Provinciale in Argentina, conservatore
ma non di destra, mi riferisco sempre a sue affermazioni.
Mi sto convincendo che inoltrandosi nella sua nuova vita di pastore e guida di più di un miliardo di fedeli, si avvicini sempre più a San Francesco, predicando fraternità e povertà. E offrendo non solo ai cristiani un modello di vita reale e non astratti concetti, l’umiltà della forza, il coraggio della
povertà e della fede, la tutela degli oppressi. Lo sguardo aperto e sincero su chi non crede e su chi vive la propria fede in altre religioni gli permette il
Dialogo. Dialogo sta per ferma affermazione delle idee proprie nella comprensione delle idee altrui. Dialogo non è cedimento, ma forza. Coniuga fervore con dinamismo.
Sono passati circa mille anni dall’esperienza di San Francesco, ma ripercorrendola brevemente vi cogliamo tanti elementi di Papa Francesco. Nell’estate del 1219 San Francesco partì per la Terra Santa e andò a trovare il sultano Melek el Kamel. L’episodio fu poi immortalato da Dante nell’XI Canto del Paradiso. San Francesco propose al sultano una semplice e amichevole presenza evangelica che aiutasse a costruire il dialogo con i musulmani partendo proprio dai valori del Vangelo. Quei valori che avevano e hanno come base l’amore universale rivolto a tutti gli uomini di ogni religione. San Francesco, con la sapienza di un fine uomo politico, organizzò l’insediamento dei suoi frati in Palestina che si concretizzò in seguito con la creazione della Custodia di Terra Santa. E dimostrò in questo modo ai re d’occidente, come fosse possibile dialogare con il principale antagonista della cristianità, l’Islam.
San Francesco, del resto, si era mosso con la stessa intelligenza già all’inizio della sua missione, il piccolo gruppo originario dei suoi seguaci era
diventato negli anni un grande Ordine religioso. I Capitoli generali furono nel tempo e sono ancora oggi i raduni periodici che puntualizzano lo stato di
salute dell’Ordine e ne fissano le linee di sviluppo. La spiritualità e la fede di San Francesco si calarono in un pragmatismo dolce ed efficace. San Francesco passò anni e anni a guardare dentro di sé, mai solo in mezzo agli uomini. Per questo la sua presenza ha attraversato secoli, guerre, perché lui voleva, e ce lo ha trasmesso, che tutti gli uomini fossero chiamati a formare il popolo di Dio.
Ho davvero la sensazione che il destino di Papa Francesco si stia modellando su quello dell’uomo di Assisi.