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FORUM ARTICOLO21 – “Una nuova Agorà democratica per la rinascita dell’informazione”

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“Il tempo inizia i processi, lo spazio li cristallizza…. Non bisogna privilegiare gli spazi di potere rispetto ai tempi, anche lunghi, dei processi. Noi dobbiamo avviare processi più che occupare spazi”. Sono parole di Papa Francesco nell’intervista rilasciata al direttore di Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro. Credo che si attaglino perfettamente alla discussione che è nata in questo Forum promosso da articolo 21. Di che cosa è fatta l’informazione se non di processi che necessitano tempo per sedimentarsi e che generano spazi di potere, più o meno democratico? Non vi è dubbio alcuno che, nell’ultimo decennio in particolare, siano diminuiti i processi e siano aumentati gli spazi cristallizzati di potere. Come hanno detto molti, si sono rattrappiti i percorsi di sviluppo e di autonomia dell’informazione e, contemporaneamente, si sono dilatate e autoriprodotte le superfici di quel potere del quale l’informazione dovrebbe essere l’agente controllante per conto dei cittadini.

Le motivazioni sono state ampiamente elencate in questo Forum e non voglio ripeterle. Non c’è dubbio però, che il nostro Paese e, in parte, l’Europa intera, vivano un rischioso vuoto di “contropotere” e va posto l’accento su come ciò avvenga, paradossalmente, proprio nell’era dei social network e della comunicazione globale. Non basta, infatti, ampliare gli spazi di comunicazione, vanno innescati processi di conoscenza meno superficiale, di discussione basata su idee forti, di confronto fra diversi nell’uguaglianza. Sento il bisogno, senza alcuna nostalgia per i tempi delle grandi certezze, di costruire un’agorà democratica, magari anche telematica, nella quale sciogliere le incrostazioni del pensiero unico dominante. Quell’etica del consumismo che ormai tutto impregna e per cui lo spread è diventato un valore assoluto (spesso senza che nessuno si periti di spiegarne genesi e fini).

I giornalisti da soli non possono farcela, serve un movimento più ampio che disarticoli le certezze su cui hanno prosperato i signori della crisi, su cui hanno costruito i loro privilegi i demagoghi dell’ovvio, coloro che di fronte alle tragedie della modernità si rifugiano nelle certezze della borsa e della finanza. Rimettere i cittadini, i loro diritti e i loro bisogni, al centro di un processo di rinascita della democrazia partecipata, di svecchiamento delle istituzioni (anche quelle della Categoria), mi sembra l’unica via percorribile, pena la definitiva eclissi della funzione sociale dell’informazione.

Troviamoci, quindi, ad Assisi come propone Vittorio Di Trapani, luogo quanto mai simbolico della morte e della rinascita a nuova vita. Perché di questo abbiamo bisogno: di far morire il vecchio e far nascere il cambiamento civile e professionale.

* Segretario Associazione Stampa Romana


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