Secondo Marshall McLuhan “il medium è il messaggio”. Secondo molti colleghi, il giornalista è la notizia. Soprattutto in tv dove capita di vedere scenari di guerra o di tragedia usati come sfondo per curati “stand up” del narratore-medium che offre se stesso come messaggio non volendo o non sapendo spiegare nulla di ciò che accade attorno. E’ il giornalismo del “Io c’ero”, destinato a produrre, come effetto collaterale, anche cataste librarie prenatalizie da remainder subito. Il medium che diventa il messaggio, per McLuhan. Oppure, al modo giornalistico un po’ rozzo di noi datati, un/una deficiente mandato/a in campo da capi redattori cretini, mantenuti al comando da direttori marchettari e figli di lotti avariati. Dopodiché, e per fortuna, accade che il giornalista abbia la stessa durata della notizia quando scivola dalle pagine: una incarta l’insalata e l’altro perde anche il saluto da parte del verduraio. Da giornalista anonimo mio malgrado sghignazzo a vedere le lucide carognate che fanno la quotidianità del vivere le realtà redazionali. Calma ragazze e ragazzi!
Non so bene se ho ancora titolo ad intervenire nel dibattito. Qualcuno si interroga sui postini, altri sulla casta e -perdonatemi- mi sembra un dibattito sulla politica italiana che sempre mi risulta indigesto, sia su Porta a Porta sia nella sua versione moderata di Ballarò, salvo Crozza e cambia. Da povero consumatore di radio e tv con qualche memoria tecnico-giornalistica di come si produce quella informazione, in genere accade prima mi stupisco, poi mi interrogo, quindi mi incazzo e, infine, spengo. E temo di non essere isolato, dicono i dati di ascolto. Non è colpa dei giornalisti, in genere, ma potrebbe accadere di doversi presto chiedere, di fronte ad un crack delle reti generaliste, “Ma noi dove eravamo”. Dove eravamo quando i vertici aziendali quadravano i conti ammazzando le professioni, quando i partiti esprimevano consiglieri di amministrazione marziani e direttori vinti col gioco dei pacchi, tra una esibizione video e una caricaturale marchetta animalista. Quando All News diventa Prendo Tutto e quando gli ascolti di tutti scendono a picco. Dove era il sindacato?
Ma discutere del mestiere sui soliti parametri Rai e dintorni somiglia al mio pestare sui tasti del computer con la veemenza di chi è nato “Olivetti22”. Spazio ai nativi Internet, anche se, data l’età dei nuovi arrivi nella professione, i fortunati con un contratto, non ne vedo molti in giro. Ma basta soltanto questo? Da dinosauro estinto per pensionamento, temo che a molti colleghi sfugga la catastrofe complessiva che sta travolgendo il dorato mondo giornalistico di ieri. Sta per essere travolto l’intero “ecosistema mediatico” col giornalismo da ricostruire e da reinventare. Perché Internet non è un media ma, come sistema, sta ammazzando tutte le diverse forme di comunicazione e di informazione ereditate dal passato. Ed ecco l’esaltazione paradossale McLuhan dove il medium -che non è neppure un media ma un semplice modo tecnico di comunicare- è diventato messaggio. Oggi l’informazione non circola più a senso unico. Non regge più la logica verticale tra giornalista e lettore-ascoltatore. Linea orizzontale o circolare, con scambio di input e notizie nelle due direzioni.
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