ROMA – Oggi è stata depositata alla camera da Enrico Costa del una proposta di legge identica a quella che fece Angelino Alfano per limitare le intercettazioni, ovvero l’incubo di Silvio Berlusconi, che si è sempre opposto a questo importante strumento d’indagine giudiziaria.
Il Pdl, dopo giorni di polemiche sulla questione giustizia, anche per le sentenze del Tribunale di Milano e la manifestazione in piazza a Brescia, chiede ora che alla materia sia data «priorità». Costa, interpellato dalla ‘Dirè, spiega: «Il mio testo è identico a quello che era stato presentato dal governo Berlusconi ed è una scelta politica. Proprio ieri, nell’Ufficio di presidenza della commissione, ho chiesto che sia data la priorità a quei provvedimenti che erano già stati approvati da una parte del parlamento, in primis le intercettazioni e la responsabilità civile dei magistrati, in materia di giustizia». Il ddl dell’ex guardasigilli Alfano (ora ministro all’Interno del governo Letta) creò non poche fratture tra Pd e Pdl nella scorsa legislatura e si arenò poi alla Camera nell’ottobre del 2011.
Enrico Costa (Pdl) spiega poi che la scelta di riproporre una proposta di legge che ricalca il vecchio testo Alfano sulle intercettazioni «non è tanto una scelta di merito quanto una scelta politica». In commissione Giustizia alla Camera, continua, «poi ognuno potrà presentare le sue proposte, io intanto ho depositato questa per aprire la strada al tema e ricordare che c’è l’articolo 107 del Regolamento che dà la priorità ai testi che già sono stati discussi».
E guarda caso, la proposta arriva proprio nel giorno in cui il gip del Tribunale di Roma, Elvira Tamburelli, ha chiesto alla Giunta per le autorizzazioni l’utilizzo di intercettazioni telefoniche per Denis Verdini (ora senatore e coordinatore del Pdl) e per gli ex parlamentari del partito di Berlusconi Nicola Cosentino e Marcello Dell’Utri.
Richiesta che riguarda l’inchiesta sulla P3 che vede reati quali associazione segreta finalizzata «a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali» oltre alla violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Nella richiesta al parlamento (un corposo dossier di 57 pagine) la Procura di Roma sottolinea che secondo l’accusa c’era un «pactum sceleris» in base al quale «sarebbero state realizzate le ulteriori condotte illecite che vengono specificamente contestate ai parlamentari in concorso tra loro e con posizioni di imputati comuni ovvero solo a questi ultimi, secondo i capi di imputazione elevati dal pm nella richiesta di rinvio a giudizio». L’atto sarà ora uno dei primi provvedimenti di cui la Giunta per le autorizzazioni, guidata da Ignazio La Russa (Fratelli
d’Italia) dovrà occuparsi.
Nella richiesta del gip del Tribunale di Roma sull’uso delle intercettazioni per Verdini, Cosentino e Dell’Utri si legge, tra le altre cose, che l’accusa rivolta ai parlamentari (Cosentino e Dell’Utri sono ora ex parlamentari del Pdl) «unitamente agli imputati comuni, è di avere costituito, organizzato e diretto un’associazione a delinquere, diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso di ufficio, illecito finanziamento, diffamazione e violenza privata, associazione caratterizzata inoltre dalla segretezza degli scopi, dell’attività e della composizione del sodalizio e volta altresì a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonchè di apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli Enti locali, con l’obiettivo di rafforzare sia la propria capacità di penetrazione negli apparati medesimi mediante il collocamento in posizione di rilievo di persone a se gradite, sia il proprio potere di influenza che la propria forza economico-finanziaria, grazie anche al programma di sviluppo di imprese operanti nel settore delle fonti energetiche rinnovabili». Nella richiesta arrivata alla Camera, e assegnata alla Giunta per le autorizzazioni guidata da Ignazio La Russa, sono allegate anche le trascrizioni delle conversazioni telefoniche.