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Rifondare la sinistra

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In un paese come l’Italia,caratterizzato dalla primogenitura antica

per quanto attiene al fenomeno mafioso in tutte le sue articolazioni  e da un grado di pubblica corruzione che lo pone ai primi posti della classifica mondiale,ci vuole serenità e distacco per dire qualcosa dopo la giornata di ieri in cui gli esponenti parlamentari del maggior partito del centro-sinistra hanno impallinato Romano Prodi che nulla aveva  fatto, da parte sua, per essere il candidato del centro-sinistra al Quirinale.

Alcuni miei amici da sempre pensano che il candidato che andrà al Colle sarà il mio caro e vecchio amico Stefano Rodotà e fa bene

la piccola forza politica guidata da Niki Vendola a continuare a votarlo nelle prossime votazioni  ma chi,come chi scrive,conosce la politica ma ha sempre fatto il mestiere dello storico non si fa illusioni.

Ormai penso con molta tristezza  che sarà qualche vecchia volpe parlamentare come D’Alema o Giuliano Amato o un ex prefetto come Anna Maria Cancellieri ad ottenere i voti necessari per accedere alla carica di presidente della repubblica dopo Giorgio Napolitano.

I maggiori quotidiani italiani oscillano in queste ore tra l’indignazione di Repubblica che vede in grave difficoltà per non dire peggio(Concita de Gregorio parla addirittura di autopsia del partito e non ha tutti i torti),la soddisfazione del giornale che ormai guarda a Grillo vede la morte politica di Bersani ma anche della maggior parte dei suoi avversari come il presidente della Fondazione Italiani Europei o quelli che stanno lasciando il parlamento dopo venti o trent’anni di assidua frequentazione.

Io non sono affatto  contento  per le gravi difficoltà del partito democratico nè per le dimissioni di  persone perbene come Rosy Bindi o Dario Franceschini o di altri che da molto tempo conosco e vorrei dire a chi parla di rifondare la sinistra che io ci starei se non ne facessimo una questione ideologica,di porci più a sinistra o di inventare nuovi modelli di società non ancora inventati.Il problema è oggi più che mai di comportarsi come persone oneste,che possono fare a meno degli onori e delle cariche,lavorare per la ricostruzione del paese dopo vent’anni di populismo e mettercela tutta.

E questo il Partito democratico, non nei suoi elettori ma nei suoi esponenti politici, ha purtroppo fallito buttando a mare un uomo come Prodi che non ha bisogno di far politica come tanti altri ma rappresenta molto meglio di D’Alema e di molti altri le idee fondamentali dell’Ulivo  cioè delle libertà costituzionali e della giustizia sociale necessarie per mettersi a lavorare di nuovo nella politica italiana.E’ così difficile o strano pensarla come la pensa la maggior parte degli elettori del partito democratico e della sinistra del ventunesimo secolo.


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