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Diritto di cronaca, il peso delle parole del presidente della Camera Boldrini

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“Sono solidale con i giornalisti che subiscono pressioni e ricevono richieste milionarie di risarcimento attraverso le cosiddette ‘querele temerarie’, soprattutto se sono precari e senza tutele da parte degli editori. Libertà di stampa, però, non deve significare neanche libertà di diffamare. Un conto è l’errore che può capitare e che va rettificato immediatamente, altro è l’uso dell’informazione per operazioni di killeraggio, che vanno giustamente perseguite e sanzionate. In materia di libertà di stampa, oggi, l’Italia si trova al 57esimo posto nella classifica mondiale di Reporter senza frontiere, dopo l’Ungheria. Come paese fondatore dell’Unione europea il suo posto dovrebbe essere tra i primi della graduatoria. Ritengo che questa materia debba essere presto oggetto di una profonda revisione”. Parola di Laura Boldrini. Una parola, quella del presidente della Camera che pesa, vale e non resterà lettera morta perché la terza carica dello Stato ha già proposto un incontro sul precariato giornalistico che coinvolga anche i coordinamenti. Arriva quindi subito un segnale concreto da parte della Boldrini dopo aver ricevuto ieri una delegazione di Articolo21 (Giuseppe Giulietti, Federico Orlando, Tommaso Fulfaro e Stefano Corradino (nella foto con la presidente Boldrini) , Change.org (Salvatore Barbera, Sergio Cecchini ed Elisa Finocchiaro), Libera Informazione con il direttore Santo Della Volpe, i giornalisti Milena Gabanelli, Paolo Mondani e me. Ci ha ascoltati con attenzione e interesse, cercando di capire i punti principali dalla battaglia contro le querele temerarie. Ha ascoltato storie e suggerimenti e infine ha lei stessa proposto l’incontro. Oggi ha voluto dire la sua attraverso i social network e la rete ha risposto rilanciando le sue idee. I propositi sulle modifiche legislative da fare erano la sintesi di quanto emerso nel corso della conferenza stampa tenutasi presso la Fnsi, organizzata da articolo 21, ieri mattina dove veniva presentata la raccolta di firme (120 mila) a supporto del programma di Rai 3 Report, a cui l’Eni ha chiesto un risarcimento di 25 milioni di euro. Un sistema più vicino al modello anglosassone che, per chi propone querele e azioni risarcitorie nei confronti di un giornalista risultate totalmente infondate, prevede una sorta di risarcimento al contrario; la possibilità anche da parte dei pubblicisti di avvalersi del segreto professionale; la fissazione di un limite per le richieste risarcitorie e una durata dei processi ragionevole. Questi sono stati i cardini su cui si è sviluppata la discussione nel corso dell’incontro con il presidente della Camera. Ora aspettiamo che i componenti di Governo e Parlamento smentiscano l’impressione di buona parte di noi giornalisti, di essere pronti a dedicarsi anima e corpo alla legge sulle intercettazioni e di non voler invece mettere mano ad una legge che ci tuteli dalle querele temerarie. Si tratta di una battaglia di civiltà, fatta non solo per tutelare singoli interessi di chi in questo momento è colpito da azioni giudiziarie intimidatorie, ma condotte innanzitutto per la tutela dell’informazione libera.


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