80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

2012: Annus Horribilis per la libertà d’informazione. L’informazione è un diritto umano. E’ tempo di reagire

0 0

Ottantanove giornalisti uccisi, quarantasette attivisti dell’informazione trucidati, centonovantuno reporters imprigionati, centotrentuno attivisti in carcere. Questi i numeri duri e crudi del bilancio annuale di Reporters senza frontiere sul fronte della battaglia per la libertà d’informazione in tutto il mondo. Il 2012, cominciato con l’apertura del mondo arabo all’informazione autogestita e dal basso attraverso i social network, proseguito con la decisione dell’Europa di limitare la vendita di tecnologia di sorveglianza agli stati autoritari e l’impegno di Amnesty  a dare voce agli esclusi, si chiude con un bilancio terribile. In un solo anno sono state decine le testate giornalistiche chiuse dai regimi autoritari, sono centuplicati i controllori umani della dissidenza via Internet in Cina, Iran, Siria, Nord-Africa, sono aumentati a dismisura gli interventi censori contro singole voci di libertà.

Eppure, dovunque nel mondo la lotta per un’informazione indipendente e plurale, il rifiuto delle censure mascherate e l’affermazione di Internet come spazio pubblico di discussione e informazione aveva ottenuto buoni risultati. Dispositivi legislativi come Sopa (Stop Online Piracy Act) o Acta (Anti Couterfaiting Trade Agreement), avevano generato così tanta opposizione da indurre molti paesi – Usa ed Europa, Australia e Nuova Zelanda, ma anche Messico, Canada e Brasile – ad abbandonare iniziative che potessero mettere in pericolo un sacrosanto diritto dei cittadini: quello di fare cultura e informazione senza per questo essere considerati sospetti criminali .

Il trucco è sempre lo stesso, il tentativo di mettere davanti al “diritto di informare, informarsi ed essere informati” le esigenze del mercato, e cioè la lotta alla contraffazione, la facilitazione degli scambi commerciali, il sostegno all’iniziativa privata. Un trucco che, quando scoperto, cambia nome e si traveste da interesse generale: la tutela dei più giovani, delle minoranze, della salute pubblica, della sicurezza dello stato. Sono questi i motivi per cui in Russia Internet è diventata un recinto chiuso e in Siria o in Thailandia si continua a morire nelle prigioni del regime.

Intimidazioni e torture continuano soprattutto verso chi usa gli spazi meno controllati della rete per fare la propria informazione, in Bahrein come in Siria, in Arabia Saudita e nelle repubbliche ex-sovietiche. Ma Anonynmous – organizzazione informale di hacker e attivisti digitali – è intervenuta diffondendo un “care package”, una cassetta di “pronto soccorso digitale”  per imparare a comunicare il dissenso in maniera anonima, il gruppo Telecomix ha aperto canali di comunicazione non controllabili da Assad e dai Fratelli Musulmani e molti cooperanti in Somalia, Eritrea, Filippine e Birmania, protetti da un anonimato che si vorrebbe cancellare, continuano a lavorare come staffette con i pochi fortilizi della libera informazione in Europa. Con un alleato in più, Avaaz , che con le sue campagne online ha raggiunto decine di milioni di uomini e donne di buona volontà per un futuro migliore.

Quest’anno però verrà ricordato per la congiura dei servizi segreti inglesi e americani contro Julian Assange che con Wikileaks ha disvelato in parte, ma per sempre, i metodi inaccettabili della guerra in Iraq e Afghanistan, scuotendo alle fondamenta la diplomazia del terrore. Verrà ricordato per la censura cinese di oltre 10mila blog e per gli arresti ripetuti di Ai Wei Wei che ha denunciato la corruzione endemica del partito stato comunista, ma anche per la censura turca di Facebook .

E l’Italia? Scesa al 61° posto nella classifica per la libertà d’informazione di Reporters senza frontiere, con 315 giornalisti minacciati e sotto scorta – come denuncia Ossigeno per l’informazione -, Berlusconi che dilaga in tv e un’Autorità per le comunicazioni lotizzata dai partiti,  non è ancora riuscita a dotarsi di una misura minima di civiltà informativa come il Freedom of Information Act, e continua a galleggiare in un sistema dell’informazione asservito a banche, lobby e pubblicitari, mentre la mafia ringrazia. E’ tempo di reagire.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.