di Beppe Giulietti e Vincenzo Vita
Siamo sicuri che i vertici della Rai avranno attentamente letto, sul Corriere della Sera di oggi, il rigoroso e documentato articolo che Paolo Conti ha dedicato alla questione dei precari Rai e alla applicazione,nel servizio pubblico,della recente riforma del mercato del lavoro.
Non si può certo chiedere al nuovo gruppo dirigente di risolvere con la bacchetta magica questioni che si trascinano da tempo, ma non si può fingere di non sapere che gran parte di questi precari lavorano da anni, e, in moltissimi casi, sono stati e sono addirittura la spina dorsale dei più importanti programmi della radio e della tv.
Senza il loro apporto ci sarebbe davvero un tracollo ideativo e produttivo.
Per questo occorre ormai pensare ad un piano straordinario contrattato con le parti sociali, che tenga conto della specificità della Rai e dell’intero settore delle comunicazioni che, non a caso, anche in sede europea, gode di particolari forme di riconoscimento giuridico e legislativo.
A nulla, invece, servirebbe il ricorso al braccio di ferro, perchè qualsiasi tribunale, a prescindere dal” colore delle toghe”, per usare una infelice espressione di questi giorni, non potrà che riconoscere le ragioni di chi per anni ha contribuito a mandare in onda programmi e trasmissioni che sono state amate da milioni di italiani.
Piuttosto che liberarsi di questi lavoratori, spesso sottopagati,sarà forse il caso di cominciare a liberarsi di collaboratori, consulenti ed appalti che non riispondono ad alcuna logica produttiva ed industriale.
Beppe Giulietti,articolo 21,Vincenzo vita,senatore commissione parlamentate di vigilanza.