Spett. Direttore, questa storia della trattativa Stato-Mafia mi sembra per adesso aver ottenuto un solo obiettivo: quello di riportare in aula il ddl sulle intercettazioni e impedire così che giustizia e informazione possano fare il loro dovere e svelare fino in fondo il marcio del Paese. Lei come la vede?
Spero vorrà rispondermi. Grazie.
Vincenzo Marrone, Siena
“Le intercettazioni non sono solo fondamentali ma sono, insieme all’uso dei collaboratori di giustizia il principale strumento di indagine nelle inchieste di mafia e criminalità”. Rispondo a lei, caro Vincenzo, utilizzando le parole del procuratore Cafiero De Raho che ho intervistato lo scorso anno per il libro di Pietro Nardiello “Il festival a casa del Boss”.
Senza le intercettazioni sarebbe stato impossibile far emergere il marcio che unisce politica e malaffare e far emergere le tante sanitopoli, calciopoli, vallettopoli, affittopoli che hanno inquinato il nostro Paese. Non sapremmo pressocchè niente delle truffe dal G8 alla casa di Scajola, dall alla clinica Santa Rita ai dossier Telecom, da Parmalat, alle stragi per l’amianto di Palermo e Torino, dai rifiuti di Napoli, ai casi Fitto e Tarantini, Penati, Lusi…
Quella di una possibile trattativa Stato-mafia è una vicenda di cui si discute da anni. Lo stato, all’indomani delle stagione delle bombe del 92 e del 93 si è accordato con la mafia per porre fine al periodo stragista in cambio di un’attenuazione delle pene? E’ quello che i magistrati, a 20 anni di distanza stanno cercando di stabilire. E’ quello che molti giornalisti stanno cercando di far emergere attraverso le carte delle inchieste. E le intercettazioni. Se i vertici delle principali istituzioni di questo Paese siano coinvolti non spetta a noi dirlo. Spetta invece a tutti chiedere che si faccia luce fino in fondo sulla verità e sulle eventuali responsabilità. Ma con i bavagli “non si risolve nulla” come ha giustamente affermato Enrico Mentana intervistato dal Fatto Quotidiano. Si corre solo il rischio di alimentare il distacco dei cittadini, un divario purtroppo, già siderale, dalla politica e dalle istituzioni.
Stefano Corradino
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