BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

La ‘regina del gas’ scioglie la treccia ma insegue il gol della Liberta’ nell’Ucraina degli Europei di Calcio

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Non ha smesso di combattere mai, lei con i capelli raccolti in una treccia che, però, recentemente si è trovata a sciogliere. Julia Timoshenko (nella foto), leader della Rivoluzione Arancione dell’inizio del nuovo millennio, la prima donna ad avere ricoperto la carica di Primo Ministro in Ucraina, presso il penitenziario sta scontando la condanna a sette anni e mezzo di reclusione (più tre di interdizione dai pubblici uffici) inflittale per abuso d’ufficio, malversazione ed evasione fiscale quando era a capo dei Servizi Energetici in Ucraina; nello specifico l’accusa verteva sulla sottoscrizione di un accordo energetico con la Russia reputato svantaggioso per l’Ucraina e che sarebbe stato stipulato all’insaputa del governo da lei guidato.

La condanna è seguita ad un processo che autorevoli osservatori internazionali ritengono iniquo ed irregolare. La sentenza è stata confermata in appello nel dicembre 2011 ma non si placano le voci che definiscono la condanna della Timoshenko come politica e dunque manovrata.

La 51enne di recente è stata anche accusata anche dell’omicidio su commissione di Yevhen Shcherban, un deputato assassinato nel 1996. Il vice procuratore generale Renaty Kuzmin parla di prove raccolte negli Stati Uniti, in base alle quali i sicari del parlamentare sarebbero stati pagati con denaro transitato su conti bancari intestati alla stessa Timoshenko e a Pavlo Lazarenko, divenuto premier ucraino nel 1996, ai tempi dell’ascesa della ‘principessa del gas’.

Lei segue gli Europei di calcio in svolgimento nel suo paese, l’Ucraina oltre che in Polonia, dall’ospedale di Kharkiv in cui è ricoverata, fin dall’aggressione subita la notte tra il 20 ed il 21 aprile nel carcere, la colonia penale numero 54 di Charkiv, dove è detenuta. Secondo la sua denuncia tre uomini sarebbero entrati nella sua cella e, dopo averla coperta, l’avrebbero colpita con calci e pugni. Una denuncia in cui culminano una serie di abusi e maltrattamenti mai ammessi dalle autorità e nascosti all’opinione pubblica con ogni mezzo.

A parlare oggi è anche la figlia Ievghenia, 32 anni; ne aveva 15 quando sua madre divenne la più ricca oligarca del paese e 16 quando i servizi segreti cominciarono ad interrogarla. La stessa Ievghenia, che non perde occasione per denunciare quanto sta accadendo alla mamma, aveva invitato a boicottare il campionato Europeo di calcio che si gioca in Ucraina e Polonia per solidarietà verso la madre che, subito dopo il ricovero, aveva anche iniziato uno sciopero della fame durato tre settimane per protestare contro l’aggressione subita e che in molti ritengono presunta.

Ancora in ospedale per curare un’ernia del disco che le provoca dolori cronici, Julia Timoshenko, ritiene che il Calcio possa e debba rappresentare un’opportunità di incontro per veicolare messaggi importanti di Legalità, Giustizia e Libertà o per denunciare violazioni dei diritti umani, condizioni di detenzioni nei penitenziari ed ingiustizie, affinchè risuonino a dispetto di ogni indifferenza, di ogni impunità, di ogni colpevole oblio.

Proprio la Nazionale di Calcio Italiana, attualmente in Ucraina, lo scorso novembre ha regalato alla Calabria un allenamento simbolico in campo di calcetto sorto in un terreno confiscato alla ndrangheta a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria. Lo Sport può regalare forti emozioni e amare delusioni ma può, anzì coerentemente deve per la sua capacità di aggregazione, la sua dimensione educativa, il suo patrimonio di valori, offrire anche occasioni di riflessione e, perché no, di denuncia, di consapevolezza e di responsabilità. Pensare di potere racchiudere il mondo in un rettangolo di gioco, mentre fuori magari ad una manciata di chilometri come già successo in passato, le regole non hanno valore alcuno e la dignità dell’uomo è violata, sarebbe un atteggiamento di sconfitta assoluta per tutti.

Ed infatti con l’occasione degli Europei in svolgimento nel paese che dovrebbe fare di più per meritarla e per la cui libertà combatte al prezzo di aver perso la sua, con il suo sciopero della fame, nelle settimane che hanno preceduto la cerimonia inaugurale degli Europei, Julia Timoshenco ha infatti lanciato un appello per denunciare gli abusi perpetrati nei suoi confronti e le negazioni di libertà nel suo paese che aspira ad entrare nell’Unione Europea.

In risposta alcuni paesi europei, sulla scia della prima nazione a schierasi quale la Germania, stanno ‘boicottando’ la competizione sportiva non inviando la delegazioni istituzionali.

Leader della rivoluzione arancione che in Ucraina portò il vento di disobbedienza civile e non violenta come le altre rivoluzioni colorate nei paesi post sovietici, in cui vi furono manifestazioni di massa all’indomani di elezioni vinte da presidente accusati di brogli elettorali ( Serbia, Rivoluzione del 5 ottobre del 2000, Georgia, Rivoluzione delle Rose, 2003, Ucraina, Rivoluzione Arancione, dicembre 2004 e gennaio 2005, e, con derive violente, Kirghizistan, Rivoluzione dei Tulipani, 2005).

Leader dell’Unione di Tutti gli Ucraini “Patria” e del Blocco Elettorale Julija Timoshenko,  dal gennaio al settembre 2005, con Viktor Juscenko presidente, e dal 2007 al 2010 con Viktor Janukovyc presidente ha ricoperto la carica di primo ministro dell’Ucraina. La sua attività politica è coincisa con una fase molto delicata della storia dell’Ucraina. Juscenko infatti divenne presidente dopo avere contestato brogli elettorali ed aver ribaltato il risultato delle urne che avevano nel 2004 decretato il vantaggio del candidato Janukovyc. Sono questi i tempi della Rivoluzione Arancione, carica di speranze ed aspettative di cambiamento per l’Ucraina, di cui Julia Timoshenko fu una delle anime più fervide. Rivoluzione che portò a nuove elezioni il mese successivo ed al potere Juscenko, insediatosi come presidente del gennaio 2005.  La coalizione cosiddetta arancione, tuttavia, mostrò da subito segni di cedimento ed instabilità al governo al punto che la stessa Timoshenko sarebbe stata costretta a dimettersi per dissidi con i colleghi dell’esecutivo. Sarebbe poi tornata a ricoprire la carica di Primo ministro anche a seguito delle successive burrascose elezioni parlamentari che seguirono nel 2006 e nel 2007 durante la clamorosa coabitazione alla guida del paese tra Jushenko e Janukovyc, quest’ultimo attuale presidente dell’Ucraina, che segnò la fine delle speranze della Rivoluzione Arancione. La sua colpa è ‘politica’, secondo autorevoli osservatori, e, almeno sulla carta, quella di avere sottoscritto un accordo con la compagnia Gazprom nella Russia di Putin, un accordo ‘non illecito’, dunque non perseguibile eppure invece criminalizzato.

Oggi Julia è provata dalla condizione carceraria in cui i diritti umani non hanno valore alcuno. La figlia Evgenija lo denuncia continuamente. La rivista ‘Internazionale’ pubblica un lungo articolo a firma di Anita Blasberg per il settimanale tedesco ‘Die Zeit’, un articolo che racconta la storia di Julia e ritrae madre e la figlia in tribunale a Kiev, dove la stessa Julia ha sfidato i giudici di un processo che, con divieti ed abusi, è cominciato prima che nell’aula di tribunale.

‘Regina del gas’ battagliera fin dall’età di 35 anni quando, dopo aver lavorato in una fabbrica di armi e iniziato la sua attività in proprio in una videoteca, fu pronta come molti altri il crollo dell’Urss e si appropriò di aziende dello Stato che non lo erano più, diventando molto ricca in poco tempo. Fondò il consorzio del gas Uesu (Sistemi energetici d’Ucraina) nel 1995, anno in cui fu anche arrestata per la prima volta. Il suo impero si allargava, nel 1996 controllava un quarto dell’economia ucraina, nel 1999, da vicepremier del presidente Kucma ebbe la delega al settore energetico con cui cominciò a sfidare i colossi che detenevano i monopoli ed a perseguire chi non pagava le tasse. Si creò molti nemici. Intelligente, ricca, arguta, coraggiosa con quei capelli biondi, quella treccia che le cingeva in capo, che la contraddistingueva. La peculiarità della sua femminilità come della sua tempra. Nel 2001 venne di nuovo arrestata e le sue aziende smembrate.

Oggi a Julia non è permesso di incontrare giornalisti e politici europei che possano verificare e riscontrare tutto ciò che lei e sua figlia denunciano e che le autorità ucraine negano, ma in compenso i calciatori più forti del continente si contendono in quelle terre l’ambito trofeo degli Europei. Giocheranno il calcio della fatica ma anche quello dello spettacolo, quello dei sacrifici ma anche quello delle eccellenze. Partita dopo partita, fino a decretare la Nazionale vincitrice. Anche la nostra Italia guidata dal ct Cesare Prandelli e dal capitano Gianluigi Buffon, dopo la vittoria sull’Irlanda con i gol di Cassano e Balotelli, con la Spagna accede ai Quarti e consente al sogno azzurro di volare ancora alto. Prossimo appuntamento domenica 24 giugno alle ore 20:45 contro l’Inghilterra che ha eliminato la stessa Ucraina.

Ma ci sono anche altre sfide aperte nel paese e tra le più importanti c’è quella di Julia Timoshenco che segue la sua Ucraina dall’ospedale e dal carcere mentre continua a denunciare, come una forma di allenamento per non sottomettersi, per non cedere, per segnare in un campo ostile il gol della Libertà. Il suo dovrebbe essere, più che mai, un ‘gioco di squadra’.

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